
Il panorama automobilistico europeo si trova sull’orlo di una trasformazione senza precedenti. Il 1° gennaio 2025 segnerà l’entrata in vigore di nuove e stringenti regolamentazioni sulle emissioni di anidride carbonica (CO2), stabilite dall’Unione Europea.
Queste nuove direttive impongono un tetto massimo di emissioni di 93,6 grammi di CO2 per chilometro per ogni veicolo nuovo venduto da ciascun produttore. Tale limite rappresenta una riduzione drastica del 19% rispetto agli standard attuali, spingendo le case automobilistiche a intraprendere una rapida transizione verso i veicoli elettrici per evitare pesanti sanzioni.
Per conformarsi a questi obiettivi, i produttori di auto dovranno incrementare in modo significativo le vendite di veicoli a zero emissioni, elevandole dall’attuale 13% ad almeno il 20% del totale delle vendite. Questa transizione forzata ha spinto le case automobilistiche a rivedere le loro strategie di prezzo.
Invece di concentrarsi unicamente sullo sviluppo di nuovi modelli elettrici, le aziende stanno aumentando i prezzi delle auto tradizionali, alimentate da motori a benzina e diesel, come mezzo per ridurre la domanda e incoraggiare il passaggio all’elettrico.
Questa strategia di aumento dei prezzi per le auto con motore a combustione interna persegue un duplice obiettivo: disincentivare l’acquisto di questi modelli e, al tempo stesso, aumentare l’attrattiva dei veicoli elettrici. Case automobilistiche di spicco come Stellantis, Volkswagen e Renault hanno già iniziato ad aumentare i prezzi dei loro modelli ICE (Internal Combustion Engine) di diverse centinaia di euro.
Ad esempio, in Francia, tutti i modelli Peugeot, ad eccezione di quelli elettrici, hanno subito rincari fino a 500 euro. Secondo l’analista di S&P Global, Denis Schemoul, questi aumenti potrebbero anche fornire risorse finanziarie per futuri sconti sui veicoli elettrici.
Tuttavia, nonostante la pressione delle normative europee, le case automobilistiche non sembrano pienamente convinte dell’efficacia di queste misure. Molti rappresentanti del settore ritengono che i target imposti dall’UE siano eccessivamente ambiziosi e irrealistici, sostenendo che le vendite attuali di veicoli elettrici non siano sufficienti a soddisfare le nuove disposizioni.
Le sanzioni per il mancato rispetto degli obiettivi potrebbero raggiungere cifre astronomiche, fino a 15 miliardi di euro. Alcuni produttori stanno quindi valutando strategie alternative per evitare queste sanzioni, come la condivisione delle emissioni con altre case automobilistiche. Ad esempio, Suzuki ha scelto di aggregare le proprie emissioni con quelle di Volvo nel 2025 per evitare penali.
Nonostante le strategie messe in atto, permangono i dubbi sull’efficacia degli aumenti di prezzo per stimolare la transizione all’elettrico6 Le critiche al piano europeo provengono da diverse direzioni: alcune case automobilistiche sostengono che l’aumento dei prezzi dei veicoli a combustione interna non garantirà un sufficiente incremento delle vendite di veicoli elettrici, evidenziando una crescita ancora debole nel settore.
Altri sostengono che la domanda di auto elettriche potrebbe non aumentare al ritmo desiderato, anche a fronte dell’incremento dei prezzi delle auto tradizionali. Alcuni analisti sostengono che la strategia di aumentare i prezzi dei veicoli a combustione interna non sia sostenibile a lungo termine e possa avere un impatto negativo sul mercato complessivo.
Parallelamente a queste dinamiche di mercato, diverse case automobilistiche stanno lanciando sul mercato nuovi modelli di veicoli elettrici più accessibili, come Hyundai Inster, Fiat Grande Panda, BYD Seagull, Cupra Raval, Renault R5, Skoda Epiq e VW ID.2. Ulteriori modelli con prezzi inferiori ai 25.000 euro, come Renault Twingo, Kia EV2 e VW ID.1, sono in fase di sviluppo.
L’aumento dei prezzi delle auto a combustione interna potrebbe rappresentare un fattore chiave per accelerare l’adozione dei veicoli elettrici, ma al tempo stesso solleva molte incognite sul futuro del settore e sulla reale efficacia delle politiche europee.
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