Testo di Mattia Eccheli
La piattaforma Architecture Luxury è quella della gamma Rolls-Royce e l’aggiornamento della seconda generazione riguarda per lo più elementi estetici e tecnologici. Perché il V12 a doppia sovralimentazione che spinge la Ghost II è lo stesso da 6.75 litri senza elettrificazione di prima. Sulla versione “base” (più che un eufemismo) vale 571 Cv e 850 Nm di coppia, mentre sulla ancora più esclusiva Black Badge arriva rispettivamente a 600 e 900 con una differenza di un decimo sullo spunto da 0 a 100 km/h (4,7” anziché 4,8”).
Al volante non è così semplice distinguerne le prestazioni, anche perché già la “semplice” (altro eufemismo) Ghost II è in grado di regalare diverse emozioni. Una parte sono legate alla sola possibilità di mettersi al volante di una macchina simile (in teoria da non meno di 275.000 euro di prezzo, tasse escluse, in pratica attorno al mezzo milione perché quasi nessun cliente evita di spendere di più per assicurarsi dettagli unici) e l’altra è legata alla stessa dinamica di guida.
Per scelta della stessa Rolls-Royce su questa quattro porte a quattro ruote sterzanti con gradevolissime sospensioni autolivellanti ad effetto “tappeto volante” non sono state montate tutte le tecnologie di assistenza. La guida è così la più “libera” fra quelle della gamma della casa di Goodwood.
La Ghost II è grande (5,55 metri di lunghezza, praticamente più di due delle prime smart) ed è pesante (circa 2.600 chilogrammi, ossia quasi quanto due Renault 5 E-Tech Electric, appena fatte guidare nella stessa regione del sud della Francia), ma risulta allo stesso tempo agile e scattante. Che sia comoda e spaziosa (il passo è di 3,3 metri, che è quasi quanto misurava la prima Toyota Aygo) è scontato. Esteticamente la Ghost II esibisce un frontale rinnovato nei gruppi ottici, che adesso presentano anche una sorta di linea orizzontale, e nella griglia, che è illuminata.
L’aggiornato Spirit of Ecstasy, naturalmente a scomparsa, è abbinato anche a inediti cerchi da 22” e ad un posteriore che ricorda l’elettrica Spectre. Dentro l’abitacolo, Rolls-Royce ha anche sedili rivestiti con un eco tessuto derivato dal bambù per il quale sono necessari 2,2 milioni di punti di cucitura.
Anche la plancia, nella quale sono inseriti un orologio analogico e lo stesso stemma tridimensionale del costruttore britannico del gruppo Bmw, è nuova. Il soffitto stellato è uno dei molteplici elementi che i clienti possono far personalizzare e non a caso costa praticamente quanto una Fiat 500, anche elettrica se la lavorazione è particolare.
La prima difficoltà al volante è quella di prenderle le misure (nessuno vuole ammaccare un’auto che costa tra le 8 le 10 volte quanto il reddito medio pro capite di un italiano), perché l’immenso cofano anteriore sembra non finire mai: lo Spirit of Ecstasy fa da riferimento. Si avvertono sia il peso sia la lunghezza, ma anche la spinta del motore, che quando si decide di fare sul serio supporta ampiamente il conducente.
Sorprende la risposta del freno, sul cui pedale occorre spingere decisamente a fondo per avere una risposta come quella che si ottiene normalmente su macchine destinate ai comuni mortali. Il vero problema è che dopo nemmeno troppi chilometri c’è già la giusta confidenza e quanto tocca restituirla ci si chiede se a un determinato bivio non si poteva sbagliare strada per estendere il percorso. Poi si cerca il dato sui consumi – che risulta di 16,5 litri per 100 chilometri ricorda l’elettronica di bordo (vicino al dichiarato 6,6 chilometri con un litro) – e ci si riprende: al rifornimento ci pensano altri.
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