
Nel mondo dell’automobile, dove il fascino della nostalgia si traduce spesso in ritorni commerciali di successo, l’assenza della Fiat Punto dai listini odierni fa un certo rumore, specie in Italia. A maggior ragione se si considera che la piccola torinese, nata nel 1993 e prodotta fino al 2018, è stata una colonna portante della mobilità italiana: tre generazioni, versioni cabrio, GT, Abarth, S2000 da rally e oltre 9 milioni di unità vendute nel mondo. E soprattutto, il riconoscimento di Auto dell’Anno nel 1995.
I numeri parlano da soli: solo nel triennio 2000-2002, la Punto ha registrato in Italia vendite record, oscillando tra le 200.000 e quasi 290.000 immatricolazioni annue. È difficile trovare un altro modello che abbia avuto un impatto simile sul mercato interno. Eppure, nel 2018 la sua produzione è cessata senza una vera erede, alimentando quell’atavico vizio della Fiat, che non sempre ripropone aggiornamenti di modelli di successo (vedi Tipo e Bravo).

Nel frattempo, Volkswagen continua a puntare forte su Polo e Golf, due modelli che condividono con la Punto un passato da bestseller, ma che, a differenza della Fiat, vengono costantemente aggiornati. Anche la Casa italiana ha saputo sfruttare l’“effetto Panda” rilanciando più volte un nome iconico e in diverse forme (vedi la Grande Panda). Perché non fare lo stesso con la Punto?
La risposta, secondo quanto dichiarato in passato dal Ceo Olivier François, è in parte strategica. Il calo generale di popolarità delle utilitarie in Europa ha spinto Stellantis a focalizzarsi su Suv compatti e crossover. Ma l’Italia resta un mercato affezionato alle piccole, e i numeri lo confermano.
Il paradosso è che la base tecnica per un ritorno della Punto esiste già: si tratta della piattaforma CMP, usata da altri marchi Stellantis in modelli come Peugeot 208 e Opel Corsa. Una nuova Punto sarebbe perfettamente realizzabile, con costi contenuti e una piattaforma versatile (termica, ibrida, elettrica).
Non mancano, dunque, le condizioni tecniche per riportare la Punto nei listini. Quello che manca, almeno per ora, è una visione di rilancio chiara e distintiva, che non la renda solo l’ennesima “utilitaria di gruppo”, ma una Fiat a tutti gli effetti, con una forte identità Made in Italy.
È stata prodotta in tre serie nell’arco temporale 1993-2018. Una vettura che ha attraversato oltre due decadi contribuendo a motorizzare l’Italia. Tre generazioni e diversi varianti, sono elementi che sottolineano la centralità del modello in Casa Fiat. La prima generazione (progetto 176), nata nel 1993, disegnata da Giorgetto Giugiaro, si distingueva per la sua natura pragmatica. È stata proposta sia nella variante Cabrio che in quella GT.

La seconda generazione (progetto 188) nasce nel 1999 e viene disegnata all’interno del centro stile Fiat. Cambia lo stile che diventa più razionale. Si tratta di una generazione molto importante perché è stata la prima utilitaria a ricevere le 4 stelle EuroNCAP, con un notevole miglioramento a livello di sicurezza rispetto alla precedente generazione. Due gli aggiornamenti: 2003 e 2007. Nel 2000 è stata prodotta anche la versione Abarth.

La terza serie (199) viene presentata alla fine del 2005. Crescono le dimensioni, che superano i 4 metri. Cambia molto lo stile, che diventa più raffinato, grazie al lavoro della Italdesign Giugiaro. L’ultima generazione è stata declinata in tre modelli; il modello di esordio chiamato Grande Punto, affiancato nel 2009 dalla Punto Evo. Entrambe sono state sostituite da un terzo aggiornamento: la Punto 2012, la cui produzione è terminata nell’agosto 2018. L’ultima generazione ha dato vita a una variante da rally denominata S2000.

Noleggio a lungo termine: i 10 consigli per scegliere bene. Dall’anticipo al canone, dai servizi alla restituzione dell’auto
Comprare auto cinesi conviene davvero? Oltre 50 auto tra cui scegliere. Abbiamo analizzato l'offerta di MG, BYD, Omoda e tutti gli altri brand del Dragone. Attenzione però ai falsi risparmi....