
Il governo Meloni ha deciso di operare un taglio di 4,6 miliardi di euro al Fondo Automotive, istituito nel 2022 dal governo Draghi con l’obiettivo di sostenere la riconversione ecologica dell’industria automobilistica italiana. Il Fondo, inizialmente dotato di 8,7 miliardi di euro, era già stato ridotto a 5,75 miliardi quest’anno, per poi subire un ulteriore taglio che lo porterà a 1,2 miliardi entro il 2030.
Questa decisione del governo ha scatenato forti critiche da parte dell’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica (Anfia), che ha definito la manovra “un inaccettabile fulmine a ciel sereno”. L’Anfia sottolinea come il taglio metta a rischio la transizione verso modelli di produzione più sostenibili e l’occupazione di un settore che conta 270.000 addetti e un fatturato di 100 miliardi di euro.

I fondi sottratti all’automotive saranno destinati al settore della Difesa, in particolare allo sviluppo di tecnologie per la difesa aerea nazionale e al potenziamento della flotta navale. Questa scelta di privilegiare gli investimenti militari rispetto a quelli per la transizione ecologica ha sollevato perplessità in diversi settori.
Le preoccupazioni per il futuro dell’industria automobilistica italiana sono amplificate dalla crisi che sta attraversando il settore a livello europeo, con colossi come Volkswagen costretti a ridimensionare la propria produzione a causa della concorrenza cinese e delle difficoltà legate alla transizione elettrica. In Italia, la situazione non è migliore: Stellantis, il principale gruppo automobilistico nazionale, è stata recentemente oggetto di critiche per la sua gestione della crisi, con un calo delle immatricolazioni e un ricorso massiccio alla cassa integrazione.
I sindacati hanno espresso forte preoccupazione per il taglio al Fondo Automotive, temendo un impatto negativo sull’occupazione in un settore già in difficoltà. Fim, Fiom e Uilm hanno chiesto un incontro urgente con il governo per discutere della situazione e trovare soluzioni alternative per sostenere la filiera dell’auto.
La decisione del governo di tagliare i fondi all’automotive e destinarli alla Difesa rappresenta un segnale preoccupante per il futuro dell’industria italiana e per la sua capacità di affrontare le sfide della transizione ecologica. L’auspicio è che il governo riveda la propria posizione e si impegni a sostenere concretamente un settore strategico per l’economia del Paese.
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