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Il governo taglia i fondi per l’auto

di Redazione - 09/05/2024

Il Decreto Coesione pubblicato in Gazzetta Ufficiale solo l’altro giorno potrebbe, ad un primo “sguardo” non interessare il mondo dell’auto. Rappresenta un provvedimento chiave per il rilancio del Sud Italia. Con un fondo di ben 72 miliardi di euro per il periodo 2024-2027, il decreto mira a finanziare interventi in settori strategici come infrastrutture, trasporti, istruzione, ricerca e sviluppo. Peccato che per sovvenzionare tale provvedimento si sia reso necessario intervenire su fondi destinati in precedenza proprio alle automobili. La cifra complessiva è superiore ai 300 milioni di euro.

Di che soldi si tratta?

In attesa che la Corte dei Conti faccia chiarezza sugli incentivi auto 2024, tanto sbandierati dal nostro governo, si scopre che il prossimo anno le cose cambieranno. I soldi con cui è stato finanziato il Decreto Coesione di cui sopra, derivano appunto anche dai fondi per l’auto. Nello specifico si tratta di 250 milioni destinati dal precedente Governo Draghi al fondo automotive per il 2025. La somma complessiva ammontava ad un miliardo di euro, alleggerita in questo caso di un quarto. E che avrebbe dovuto servire non solo per l’acquisto di vetture poco inquinanti, ma anche per la realizzazione di infrastrutture dedicate. Una somma importante che avrebbe alimentato la filiera automotive.

Ma non è tutto, perché al Decreto Coesione sono giunti altri soldi che fanno nuovamente riferimento alla sfera dell’auto. Nello specifico si tratta di 60 milioni di euro inizialmente destinati ai fondi 2024 destinati proprio all’acquisto di veicoli non inquinanti di categoria M1, N1 e N2 (autovetture e autocarri). A questi vanno sommati altri 20 milioni di euro, che nello specifico sarebbero stati invece destinati alle infrastrutture di ricarica a uso domestico. Bisogna comunque sottolineare come la maggior parte di questi fondi non sia in realtà mai stata impiegata dal settore. Allo stesso modo ricordiamo che il decreto dovrà essere convertito in legge dal Parlamento entro 60 giorni, pena il decadimento dello stesso.

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