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La Germania fa retromarcia sulle auto elettriche, stangata per Urso

di Redazione - 26/09/2024

La Germania fa retromarcia sulle auto elettriche, stangata per Urso

La Germania, dopo un iniziale entusiasmo, ha chiarito di non avere alcuna intenzione di rivedere gli obiettivi climatici. Così, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso si trova con un nulla di fatto. Aveva riposto grandi speranze nell’appoggio dei “teutonici” per ottenere una revisione delle tempistiche relative al passaggio alle auto elettriche in Europa.

La stangata è arrivata mercoledì, quando il ministro dell’Economia tedesco Habeck ha ribadito la ferma intenzione di Berlino di rispettare la scadenza del 2035 per la fine della produzione di auto a benzina e diesel.

Ancora più nette le parole del segretario di Stato tedesco agli Affari economici Sven Giegold, che ha definito gli obiettivi climatici “fondamentali” e ha escluso categoricamente la possibilità di ridiscutere la scadenza del 2035. Giegold ha anche sottolineato come l’industria europea rischi di perdere competitività rispetto ai veicoli elettrici provenienti da altre regioni del mondo.

Lo stallo continua, ma l’elettrico sembra vincere

Anche la Spagna si è espressa a favore del mantenimento degli obiettivi attuali, pur riconoscendo la necessità di rafforzare gli strumenti per raggiungerli. L’unica speranza per Urso sembra essere un cambio di governo in Germania, con Friedrich Merz come possibile successore di Olaf Scholz.

La posizione del ministro italiano appare debole anche alla luce del fatto che non è chiaro a nome di chi parli. L’unico produttore italiano, Stellantis, guidata da Carlos Tavares, si è detta contraria al rinvio delle scadenze. Insieme a Bmw e Toyota, Stellantis è vicina a raggiungere gli obiettivi di emissione, mentre Renault e Volkswagen sono più indietro. L’industria dell’auto europea rischia sanzioni per 13 miliardi di euro per il mancato raggiungimento dei target.

Nonostante l’isolamento, Urso non demorde e insiste sulla necessità di allineare la politica ambientale con quella industriale, evidenziando il rischio di perdita di posti di lavoro. L’impressione è che il ministro sia alla ricerca di un capro espiatorio per i fallimentari tentativi del governo di rilanciare l’industria automobilistica italiana.

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