Testo di Mattia Eccheli
Il mondo dell’auto è in qualche modo coinvolto nelle febbrili trattative che accompagnano la possibile riconferma di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Europea. La stessa politica tedesca, espressione della CDU, il partito cristiano democratico di Angela Merkel, nei cui governi è sempre stata ministro (difesa, lavoro, famiglia), è intervenuta con una “apertura” sugli eFuel, i carburanti sintetici. La testata specializzata Automotve News ha rilanciato anche la notizia sulla possibile riduzione dei dazi sulle vetture prodotte in Cina da case automobilistiche europee allo studio dalle autorità di Bruxelles.
La presidente uscente e aspirante entrante è intenzionata a prevedere delle eccezioni per gli eFuel quando, in Europa, scatterà il divieto di commercializzazioni di auto e veicoli commerciali nuovi con motori a combustione interna, ossia dal 2035. Nel proprio documento programmatico, von der Leyen ha chiarito che serve “un approccio tecnologicamente neutrale”.
Su richiesta (quasi imposizione) della FDP tedesca, i liberali, uno dei tre partiti della coalizione guidata dal socialdemocratico Olaf Scholz, l’esecutivo di Berlino aveva spinto affinché la Commissione ammettesse gli eFuel, sui quali ha investito Porsche, la cassaforte del gruppo Volkswagen. Nel nuovo piano di von der Leyen è prevista una modifica alla normativa comunitaria con una apertura ad altre tecnologie: non è ancora chiaro se questa possa includere anche i bio carburanti, sui quali lavora Eni e che sono supportati dal governo italiano, che a quanto pare non ha ancora deciso se sostenere la candidata tedesca o meno.
Secondo Automotive News, la Commissione intenderebbe ridurre l’impatto dei nuovi dazi sulle importazioni di auto elettriche prodotte in Cina. Fra i gruppi coinvolti ci potrebbero essere Bmw, che farà arrivare dalla Repubblica Popolare la nuova Mini Aceman, Volkswagen, che fabbricherà la Cupra Tavascan ad Anhui, e Renault, che assembla nel Regno di Mezzo la Dacia Spring.
Già nei documenti di giugno (i nuovi balzelli, fino al 38,1%, sono stati introdotti con il 4 luglio) Great Wall, Anhui Jianghuai Automobile Groupe e Dongfeng Motor Group, ossia rispettivamente i partner di Bmw, Volkswagen e Renault, comparivano fra le “other cooperating companies” (le “società collaboranti” con le autorità che hanno analizzato le possibili distorsioni al mercato dovute ai contributi pubblici) nell’allegato 1 (Annex 1) alla proposta sui dazi.
Per queste era già prevista una imposizione del 21%. “Se confermato – secondo la rivista – si tratterebbe di un primo e rapido compromesso” da parte della Commissione per evitare di penalizzare gruppi europei. Nei giorni scorsi Dacia aveva chiarito di aver già incluso parte del dazio nel prezzo della rinnovata Spring (da 17.900 euro in Italia), ma anche di riservarsi l’eventuale correzione del listino al termine dell’indagine, prevista per novembre.
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