L’UE ha confermato i dazi sulle auto elettriche prodotte in Cina, molte delle quali appartengono a case automobilistiche europee. Dopo nove mesi dall’inizio dell’indagine antisovvenzioni promossa dalla Commissione Europea, il 5 luglio 2024, entrano in vigore i dazi provvisori.
Gli scambi tra governo cinese e europeo si sono intensificati nelle ultime settimane per giungere oltre questa data a un accordo che sia in linea con le direttive dell’OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio). Osserveremo gli sviluppi e vi aggiorneremo. Ma una cosa è certa. A meno che non siano gli stessi Stati Membri a bocciare l’iniziativa i dazi UE, da oggi sono una realtà. Infatti, i dazi provvisori, si legge nel comunicato girato ieri dalla Commissione Europea, sono validi per un massimo di quattro mesi e richiedono una decisione finale sui dazi definitivi tramite un voto degli Stati membri dell’UE entro questo periodo. La decisione finale, una volta adottata, renderebbe i dazi definitivi per cinque anni. Rispetto alle aliquote divulgate a giugno, i dazi provvisori sono stati leggermente ridotti tenendo presente le osservazioni sull’esattezza dei calcoli prestate dalle parti coinvolte.
I dazi colpiranno i grandi colossi industriali cinesi che esportano auto elettriche in Europa, sovvenzionati dallo Stato cinese secondo l’indagine europea. Anche i costruttori europei che producono auto elettriche in Cina per importarle in Europa saranno coinvolti. Durante questo periodo di transizione verso i dazi definitivi, sia i gruppi cinesi sia le case automobilistiche europee cercheranno di limitare i danni causati da queste misure, che porteranno inevitabilmente a un aumento dei prezzi delle loro auto elettriche.
I dazi provvisori si aggiungono a quelli esistenti del 10% e sono così distribuiti per le tre aziende cinesi campionate:
– BYD: 17,4%
– Geely: 19,9% (Gruppo che contiene al suo interno altri marchi quali Smart, Volvo, Polestar e Lotus e Lynk & Co)
– SAIC: 37,6% (Azienda proprietaria del marchio inglese MG)
Gli altri produttori di auto elettriche in Cina, che hanno collaborato all’indagine ma non sono stati campionati, sono soggetti a un dazio medio ponderato del 20,8%. Mentre il valore percentuale di 37,6% è assegnato alle aziende che non hanno collaborato all’indagine europea. Tra queste ultime potrebbe rientrare anche Mini che produce le sue nuove elettriche in Cina grazie a un accordo con Great Wall.
Tesla, a seguito di una sua richiesta di revisione, potrebbe ricevere una tariffa di dazio calcolata individualmente nella fase definitiva.
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