Testo Saverio Villa, fotografie Wolfango
Probabilmente ti offenderei se elencassi le ragioni palesi per le quali, avendo 200.000 euro (più qualche spicciolo) nel cassetto, varrebbe la pena di portarsi a casa una SL 63 4M+ Premium Plus. E per “portarsela a casa” sottintendo anche godersela senza soluzione di continuità per 365 giorni l’anno, tolte le pause per i tagliandi in officina.
Ma sono anche tanti – e non altrettanto lampanti – i motivi per pensare che quest’auto sia destinata a diventare un classico e a ritagliarsi un posto nella storia della Mercedes. Tra l’altro, potrebbe guadagnarsi questo status nemmeno tanto in là nel tempo visto che, se a Stoccarda non cambieranno i loro piani, questa spider, appartenente alla generazione contraddistinta dalla sigla di progetto R232, presentata alla fine del 2021, sarà l’ultima con motore termico di una stirpe nata nel 1952.
Per accreditare ancora di più la SL 63 come pietra miliare, puoi aggiungere che ormai è tra la poche e ultime Mercedes a non avere alcuna forma di ibridazione e che in più di 70 anni è la prima con quattro ruote motrici tutte sterzanti, oltre a un sistema antirollio attivo. E poi, dopo l’orgia di complicatissimi tetti rigidi retrattili durata appena un paio di generazioni, segna il ritorno alla capote in tela, implicita nel concetto più puro di roadster.
Naturalmente tutto questo va ad aggiungersi al significato che normalmente hanno i modelli Amg sviluppati direttamente nella factory di Affalterbach e firmati uno per uno dal tecnico che ne ha seguito la messa a punto (per la cronaca, nel caso dell’esemplare del nostro servizio, si tratta di tale Dennis Bogner). Per certi versi, però, la 63 è un’auto bipolare. A parte le primissime SL, laddove l’acronimo stava per sport e leicht, cioè sportività e leggerezza, le generazioni successive si sono sempre fatte desiderare per il portamento elegante e l’aplomb sussiegoso nell’affrontare la strada.
E anche per un aspetto poco “strillato”. Magari non all’insegna della discrezione assoluta ma, comunque, fatto per solleticare soprattutto gli intenditori. Quest’ultima versione, invece, attira gli apprezzamenti e gli sguardi lascivi di chiunque e, oltre a farsi guardare, si fa anche sentire, perché il suo V8 vocalizza che è un piacere anche se non si pasticcia con le valvole sullo scarico per fargli alzare il volume.
E per quanto ti affanni a cambiare i settaggi elettronici (quattro preconfezionati più l’“Individual” per regolare uno per uno i vari parametri di funzionamento, confezionandoseli a propria immagine e somiglianza) non ne troverai uno che ti permetterà di trovare una soluzione sospensiva adatta ad affrontare con noncuranza tombini, buche e dissuasori. Del resto, la Mercedes ha deciso che questa generazione di SL doveva nascere solo con l’imprimatur Amg e ha agito di conseguenza.
Ma il bello è che, sorprendentemente, la SL 63 non è un’auto che ti spinge a guidare sempre con il volante tra i denti. Certo, all’inizio preferisci accertarti che i quasi 600 cv ci siano tutti. Lo fai, ti rendi conto che il tempo ridicolmente ridotto per passare da 100 a 200 non è descrivibile a parole e quando hai verificato che c’è tutto quello la Mercedes ha promesso, allora cominci a usarla in un altro modo.
A ritmi più blandi, che ti consentono di goderti il suono del motore e le occhiate invidiose di chi ti vede, perché sei pervaso da un senso di superiorità psicologica che non hai bisogno di tradurre in scatti o isterismi di altro genere. A questo contribuisce anche quel cofano con le dimensioni di un tavolo da biliardo che, sulle strade nostrane, ti mette costantemente davanti al dubbio “ci passo o non ci passo?”.
In realtà le dimensioni non sono così esagerate come sembrano dal volante: solo che l’abitacolo è talmente arretrato verso le ruote posteriori da scombinarti la percezione degli ingombri. Alla fine, però, passi dovunque, anche perché la sterzata integrale e il comando preciso e diretto permettono una manovrabilità non preventivabile. Magari le forme non ti fanno capire bene dove inizia il muso e dove finisce la coda, ma ci sono tanti accrocchi elettronici che ti assistono e ti orientano.
A fartela prendere comoda contribuiscono le coccole dei sedili che ti massaggiano, ti rinfrescano o riscaldano a seconda della stagione, e le funzioni che regolano l’illuminazione e i suoni interni, la climatizzazione e perfino le immagini animate visualizzate dal megaschermo centrale per accentuare il senso di benessere. E in contrasto con la tradizione Mercedes, sulla SL 63 4M+ Premium Plus è quasi tutto di serie, non devi sceglierlo: ce l’hai e basta.
Quindi goditelo, no? Tra le personalizzazioni possibili c’è qualcosa che si può serenamente lasciare perdere: i cerchi da 21 pollici al posto di quelli da 20, per esempio, che rendono l’assetto troppo roccioso. Oppure i freni carboceramici, che hanno una potenza formidabile, perfetta per un improbabile uso in pista, ma ti complicano un po’ la coesistenza con il pedale del freno.
Difetti? Sì, qualcuno, anche se pare una blasfemia parlarne. I comandi elettrici sui quali armeggiare sono così tanti che, se non sei un tantino nerd, dopo un po’ ti passa la voglia di andare a scoprire a cosa servono quelli di utilità occasionale. Comunque, molti di quelli touch sono un po’ distraenti e non sempre ineccepibili nel rapporto tra azione e reazione.
E poi, sinceramente, viene da chiedersi se non si potesse evitare lo sforzo progettuale per ricavare due posti posteriori: la stessa Mercedes, in tutta onestà, avvisa che se non si è sotto il metro e 50 è meglio dimenticarseli. Ma anche i brevilinei non potranno apprezzare gli schienali praticamente verticali e uno spazio per le gambe che diventa inesistente se chi siede davanti vuole avere un po’ di margine di movimento.
Per chi avesse dei dubbi, il ritorno alla capote in tela non rappresenta un passo indietro, anzi: la copertura tristrato, se non sigilla l’abitacolo come un Tupperware poco ci manca e, inoltre, fa pure risparmiare 25 kg. Si apre e si chiude in una quindicina di secondi e la si può attivare fino a 60 km/h. Non sono affatto pochi e, quando serve, scongiurano le proteste di chi sta in fila dietro e va di fretta.
A meno che, più che i tempi stretti, sia l’invidia a far attaccare qualcuno al clacson. E, naturalmente, ma questa non è certo una novità per una “scoperta” Mercedes, le bocchette supplementari sotto i poggiatesta anteriori possono dirigere sul collo un piacevolissimo getto di aria calda quando si viaggia scoperti, ma questa non è decisamente la stagione migliore per parlartene.
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