
Secondo un recente studio di Transportmetrica, citato da Bloomberg, la costante diffusione dei Suv negli Stati Uniti starebbe contribuendo ad aumentare la congestione sulle autostrade, oltre a generare varie conseguenze negative per l’ambiente e la sicurezza stradale. La ricerca, che fa riferimento alle analisi del professor David Levinson (Università di Sydney) e di Yang Gao (City University di Hong Kong), mostra come il passaggio di massa dalle berline tradizionali ai grandi sport utility vehicle abbia ridotto la capacità di traffico sulle principali arterie.
I risultati dello studio citato da Bloomberg ruotano intorno al concetto di “car bloat”, l’aumento progressivo delle dimensioni dei veicoli. In particolare, i Suv, più lunghi e pesanti delle auto compatte (specie quelli presenti in America), occupano maggior spazio e richiedono distanze di sicurezza più ampie. Il risultato? Ogni singola corsia d’autostrada riesce a far transitare meno veicoli in un’ora, determinando una riduzione del flusso e un conseguente incremento degli ingorghi.
Non solo, le dimensioni e il peso più elevati comportano rischi aggiuntivi in termini di sicurezza: se da un lato i conducenti dei Suv possono sentirsi più protetti, dall’altro chi è a bordo di auto più piccole, così come pedoni e ciclisti, risultano più esposti in caso di incidenti.

L’espansione del mercato dei Suv non pesa soltanto sul traffico, ma anche sul benessere collettivo. Oltre a consumare più carburante rispetto alle auto leggere, i Suv sottopongono le strade a un’usura maggiore e riducono il numero di spazi di parcheggio disponibili in aree urbane spesso congestionate. A ciò si aggiunge il problema dell’inquinamento da pneumatici: più sono pesanti i mezzi, più gli pneumatici si consumano e rilasciano polveri nocive nell’ambiente.
La questione solleva dibattiti su possibili soluzioni di tipo fiscale e normativo, come nuove tasse o tariffe autostradali che tengano conto del peso e delle dimensioni dei veicoli. Alcune città e stati americani hanno iniziato a discutere di tali misure, anche in vista del calo dei proventi derivanti dalle tradizionali tasse sulla benzina.

Un esempio concreto di intervento normativo per arginare la diffusione dei suv proviene da Parigi. L’amministrazione comunale, guidata dalla sindaca Anne Hidalgo, ha approvato nel 2024 una nuova regolamentazione che prevede tariffe di parcheggio più elevate per i veicoli più presanti. Secondo il regolamento, i veicoli termici e ibridi plug-in che superano le 1,6 tonnellate e quelli elettrici oltre le 2 tonnellate pagano tariffe significativamente più alte: fino a 18 euro all’ora in centro e 12 euro nelle aree periferiche.
L’obiettivo dichiarato è duplice: da un lato, disincentivare l’acquisto dei Suv nelle aree urbane; dall’altro, spingere i residenti a scegliere mezzi più sostenibili, come vetture compatte o veicoli elettrici, riducendo l’ingombro e le emissioni nocive.
Lo studio segnalato da Bloomberg mette quindi in luce come le scelte individuali – dal tipo di auto alla modalità di spostamento – abbiano ripercussioni collettive su ingorghi, qualità dell’aria e sicurezza stradale. Nel dibattito su come rendere le città più vivibili, un ruolo chiave sarà giocato da politiche pubbliche innovative e da una crescente consapevolezza dei cittadini sui costi, spesso nascosti, dei veicoli più grandi e pesanti.
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