
Sbalzi ridottissimi, peso piuma e dimensioni ultra-compatte senza però rinunciare alla praticità; sono queste alcune delle caratteristiche più importanti che contraddistinguono le kei car, o keijidōsha nella lingua locale. Siamo al cospetto di un fenomeno tutto giapponese ma che potrebbe essere esportato anche da noi costituendo una soluzione concreta alla sostenibilità, anche in termini di spazio fisico occupato localmente.
Lo scorso novembre il Ministero del Tesoro dell’Italia ha lanciato l’idea di fabbricare delle automobili in miniatura elettriche per ridurre l’inquinamento all’interno delle città. La proposta è contenuta nel documento: “La transizione tecnologica dell’automotive italiano – Analisi della filiera, aspetti tecnologici e strumenti di policy” (qui il testo completo). Secondo l’esecutivo, queste vetturette dovrebbero essere prodotte nel territorio italiano coinvolgendo le aziende locali, con l’idea di creare una filiera europea corta in grado di contrastare lo stradominio cinese.
L’idea, almeno sulla carta, è molto bella, ma tra il dire e il fare ci sono di mezzo i costi di produzione e gli investimenti necessari. Anche se il documento menziona pacchi batteria inferiori al massimo di 20 kWh di capacità. Ma siamo certi che le kei car funzionerebbero da noi come avviene in Giappone dove rappresentano il 40% delle immatricolazioni?
Molto probabilmente l’impatto sarebbe molto diverso poiché nel Paese del Sol Levante, le kei car hanno contribuito a motorizzare la popolazione. Gli elementi che però potrebbero funzionare anche qui sono le specifiche tecniche di queste vetture, che sono lunghe 3,40 metri e non più larghe di 1,48, con una potenza massima di 64 CV.
Un altro capitolo che sarebbe interessante esportare anche da noi è quello relativo alle agevolazioni. In Giappone chi ne acquista una paga una “registration tax” pari a un terzo rispetto a una vettura tradizionale, mentre la tassa annuale ammonta a un quarto. Vantaggi che potrebbero essere aggiuntivi rispetto a quello menzionati dal Governo nel documento, che cita “parcheggi gratuiti, accesso nelle zone a traffico limitato e contributi all’acquisto”.
Abbiamo provato a fare gioco: pescare nel mercato orientale cinque kei car che sarebbero funzionali anche da noi, sia termici che elettrici.
Lungo 339 cm, largo 147 e alto 179, spinto da un motore 600 cc a benzina da 58 CV abbinato a una trasmissione automatica CVT. Si distingue per l’ottimo spazio a bordo e per un design moderno e funzionale. In Giappone la N-Box nel 2024 ha venduto oltre 206.000 unità, risultando la kei car più popolare.

È una macchina furba e funzionale che sarebbe perfetta qui, soprattutto per la sua estrema praticità, l’impostazione da fuoristrada in miniatura e le dimensioni del vano paragonabile a quello di una segmento B. Le dimensioni sono chiaramente ridotte: lunghezza 339 cm, larghezza 147 cm e altezza 168 cm. Sotto il cofano un tre cilindri turbo da 64 CV e 98 Nm di coppia abbinato a un cambio CVT. Numeri alla mano, la Hustler è stata la quarta kei car più venduta nel 2024 (92.818 unità).

La Nissan Sakura è una kei car elettrica che si distingue per uno stile molto ricercato. È lunga 339 cm, larga 147, alta 165, con un passo di 239 cm. A differenza degli altri due modelli, che hanno indicativamente un peso di 800 kg, la Sakura, per via della presenza della batteria supera i 1.000 kg. A muoverla un motore elettrico da 64 CV e 195 Nm di coppia, alimentato da una batteria da 20 kWh, che dovrebbe assicurare una percorrenza di 180 km. Molto curati sia la sicurezza che il comparto multimediale. La vettura è dotata di serie del sistema ProPilot Park per il parcheggio automatico, di un cruscotto digitale visibile su un pannello da 7″ e di un sistema multimediale basato su uno schermo di tipo touch da 9″ con connettività wireless Apple CarPlay.

Lo stile è quello di una piccola monovolume a cinque porte. Le dimensioni sono tipiche di questa categoria di vetture, con una lunghezza di 339 cm, una larghezza di 147, un’altezza di 165 e un passo di 246 cm. Ricchissima la dotazione di Adas che, tra le altre cose, include la frenata automatica d’emergenza, 6 airbag e il mantenimento attivo della corsia. A spingerla un motore benzina da 658 cc.

Non è giapponese ma cinese, ed è realizzata con l’aiuto dell’americana General Motors. Stiamo parlando di una vettura che fino a qualche anno fa in patria macinava record su record, anche grazie al prezzo stracciato, equivalente a poco più di 3mila euro. La vettura, nel frattempo, si è evoluta diventando più matura. Le dimensioni restano contenute, con quasi 326 cm di lunghezza e un passo di 295 cm. A spingerla un motore elettrico da 40 CV.
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