
Jean Philippe Imparato, responsabile Europa di Stellantis, ha acceso un campanello d’allarme durante il suo intervento agli Stati Generali dell’energia organizzati da Forza Italia, alla Camera. Il suo messaggio alla politica italiana è stato chiaro: senza un abbattimento dei costi dell’energia, l’industria dell’auto nel nostro Paese rischia un tracollo.
“Servono decisioni urgenti per l’industria dell’auto, altrimenti le conseguenze potrebbero essere devastanti. Se le cose non cambiano, dovremo prendere decisioni toste. I rischi per l’occupazione sono forti» ha dichiarato Imparato, evocando un possibile scenario di chiusure di stabilimenti e ridimensionamento dell’attività produttiva. Uno scenario che trova già riscontro nei numeri: la Fiom da inizio anno denuncia quasi 2000 esuberi nelle fabbriche italiane di Stellantis.
Il cuore del problema, per il manager del colosso automobilistico, è nella competitività del sistema-Paese: “Nel 2019 c’erano 49 auto che costavano meno di 15.000 euro, oggi ce n’è una sola“. Un dato che fotografa il collasso della fascia più accessibile del mercato, penalizzata da costi di produzione troppo elevati e dalla difficoltà nel coniugare sostenibilità e prezzi accessibili, soprattutto di fronte alla concorrenza aggressiva delle case cinesi.
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Imparato ha puntato il dito contro il differenziale energetico che grava sulle produzioni italiane rispetto ad altri Paesi europei: “Il megawattora in Francia lo pago 65 euro, in Spagna 80, in Italia sopra i 180. A questi livelli, la competitività è ammazzata”. Un peso insostenibile, secondo il manager, soprattutto per un gruppo come Stellantis che sta cercando di ridurre del 50% i consumi energetici. Ma i numeri non bastano: se il prezzo resta triplo rispetto ad altri mercati europei, tagliare i consumi non sarà sufficiente a mantenere le fabbriche italiane competitive.
Un altro nodo è l’obbligo imposto dalla normativa europea di produrre il 20% di veicoli elettrici – tra vetture e veicoli commerciali – entro la fine dell’anno. «Con il 10% delle vendite del settore commerciale faccio un terzo della quota europea richiesta», ha avvertito Imparato. «Ogni punto percentuale non raggiunto costa. Siamo a pochi mesi da un dramma industriale che pochi vedono». Il rischio, insomma, è quello di non riuscire a rispettare gli obiettivi comunitari, con conseguenze economiche e occupazionali potenzialmente pesantissime.
La proposta del manager è pragmatica: «Rinnoviamo il parco circolante, con l’ibrido, con l’elettrico, con il nuovo. Non è costoso, è semplicemente di buon senso». Un invito al Governo e alle forze politiche a varare nuovi incentivi, misure immediate e strutturali per sostenere il settore, riducendo i costi energetici e incentivando il ricambio del parco auto nazionale.
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