
Testo di Mattia Eccheli
In Germania la nuova GroKo, la grande coalizione tra i partiti conservatori Cdu e Csu e i progressisti della Spd, non ha reintrodotto gli eco incentivi per favorire la transizione ecologica della mobilità. Il precedente esecutivo li aveva eliminati nel dicembre del 2023 per ragioni prevalentemente economiche. Ovvero, per compensare i buchi di bilancio, prima della recente modifica alla Costituzione che consente al Governo di fare nuovi debiti.
Nel Belpaese, invece, il governo di centro destra non li ha riproposti perché, come aveva chiarito il ministro del Made in Italy Adolfo Urso, non avevano portato benefici alla produzione sul territorio nazionale. Alcune regioni continuano peraltro a offrire bonus diretti per l’acquisto di veicoli meno inquinanti (vedi gli incentivi promossi da Regione Lombardia). Nelle 144 pagine che riassumono il programma tedesco di legislatura (la fiducia al cancelliere Friedrich Merz dovrebbe venire votata il 6 maggio), la mobilità del futuro dovrà essere “orientata alla realtà, accessibile, disponibile e rispettosa dell’ambiente”.
Numeri alla mano, la Deutsche Umwelthilfe (DUH), la federazione che rappresenta diverse associazioni a tutela di natura e consumatori, ha criticato pesantemente il documento. “Mentre il nuovo governo federale afferma di voler riesaminare i sussidi dannosi per il clima, annuncia contemporaneamente un aumento di una delle agevolazioni più dannose per il clima e ingiuste nel settore dei trasporti – sintetizza il direttore esecutivo Jürgen Resch – L’aumento dell’indennità per i pendolari è un regalo fiscale sui combustibili fossili per i redditi più alti e una vergogna politica”. A livello federale, ogni anno al settore della mobilità vengono destinati 24,8 miliari di euro che “hanno un effetto dannoso sul clima”, scrive la DUH citando l’autorevole istituto Fraunhofer e entro il 2030 la Germania rilascerà 169 milioni di tonnellate di CO2 di troppo rispetto agli obiettivi.
L’organizzazione ha chiesto una serie di correzioni, a cominciare dai “privilegi sui diesel e sulle auto aziendali che costano allo Stato 9,5 e 6 miliardi di euro all’anno”. Sollecita l’eliminazione dell’indennità forfettaria per i pendolari (Pendlerpauschale) con la quale le aziende riconoscono gli spostamenti dei collaboratori con l’auto personale. Per quest’ultima, la quale la GroKo prevede una quota maggiore di detraibilità oltre che un aumento (38 cent dal primo chilometro, mentre finora era di 30 almeno per i primi 20). Poiché l’81% dei pendolari per lavoro si sposta in auto e il 50% delle sovvenzioni va al 30% di chi ha entrate più elevate, secondo la DUH il sistema esclude praticamente quel 30% che ha salari più bassi, senza contare che incentiva spostamenti più lunghi e non favorisce l’uso dei mezzi pubblici.
Per l’organizzazione si potrebbero risparmiare 5,3 miliardi di euro e 2,3 milioni di tonnellate di CO2 l’anno. Il gasolio ha un prezzo più basso grazie ai 18 cent al litro di minori accise malgrado emissioni di CO2 superiori del 13%. La cancellazione di questa anacronistica prerogativa comporterebbe risparmi per 9,5 miliardi con conseguenti minori emissioni di 3,7 tonnellate. La DUH ha “bastonato” anche i privilegi sulle auto aziendali. I vantaggi fiscali per le elettriche verranno estesi a modelli fino a 100.000 di prezzo (finora la soglia era di 70.000). La federazione chiede l’abolizione anche di questa agevolazione. Perché? Secondo la federazione, indipendentemente dall’alimentazione, si tratta di macchine “mediamente più costose” che vengono “mediamente guidate meno” e che normalmente emettono più CO2 rispetto alle auto private.
Il sistema “premia” chi guadagna di più. L’eliminazione eviterebbe uscite per 6 miliardi di euro e 1,1 milioni di tonnellate di anidride carbonica l’anno. Le misure sembrerebbero in grado di sostenere il rinnovamento del parco circolante, ma non favorirebbero necessariamente i veicoli meno inquinanti. La stessa KFZ, la tassa circolazione, non è tarata sulle emissioni. In Italia, almeno per le flotte, sono previsti benefici fiscali per chi acquista auto che emettono meno CO2.
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