
La Ferrari ha presentato i dati del secondo trimestre, dove ha registrato un incremento del 4% del fatturato, che è passato da 1.712 a 1.787 miliardi di euro, con un utile operativo di 552 milioni (+8,1%). Il margine dell’azienda è salito dal 29,9 del 2024 al 30,9%
Considerato l’attuale contesto macroeconomico un buon risultato, che però non ha del tutto soddisfatto gli analisti poiché le spedizioni sono rimaste invariate, con una quota di 3.494 auto (+10 rispetto allo stesso periodo del precedente anno).
Le consegne nel trimestre sono state trainate dalla 296 GTS, dalla Purosangue e dalla Roma Spider. Durante i tre mesi sono state accelerate le consegne della famiglia 12Cilindri, la famiglia della SF90 XX ha aumentato il suo contributo, mentre sono diminuite quelle della 296 GTB. La SF90 Spider si è avvicinata alla fine del suo ciclo vita.
Le consegne della Daytona SP3 sono diminuite rispetto all’anno precedente e rispetto al primo trimestre 2025, in linea con i piani che prevedono la conclusione delle consegne nel terzo trimestre 2025.

Gli analisti di Jefferies hanno affermato che il fatturato del secondo trimestre è stato “un po’ deludente”, anche se l’utile è stato leggermente superiore alle aspettative.
La Ferrari ha dichiarato di essere più fiduciosa nelle prospettive per l’intero anno dopo che il recente accordo commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea ha ridotto i dazi sulle auto importate nel mercato americano.
Le azioni Ferrari sono scese fino al 6,9% a seguito dei risultati finanziari del secondo trimestre.
La Casa di Maranello ha dimostrato una maggiore resilienza rispetto ad altri marchi come Porsche, che ha ridotto le proprie previsioni a causa delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti.
L’azienda di Maranello ha il vantaggio di poter trasferire eventuali costi maggiori ai clienti, grazie al prestigio del marchio e alla forza della domanda.
Per mantenere il suo grande margine di profitto lordo, l’amministratore delegato Benedetto Vigna dovrà dimostrare di poter trasferire la maggior parte dei costi derivanti dai dazi ai clienti statunitensi senza ridurre la lista d’attesa che arriva fino a due anni. A marzo l’azienda ha dichiarato di voler aumentare i prezzi di alcuni modelli negli Stati Uniti fino al 10% per far fronte ai dazi.
La Ferrari produce tutti i suoi veicoli in Italia, il che significa che non può compensare i costi più elevati trasferendo la produzione negli Stati Uniti, il suo mercato più grande che rappresenta circa un quarto delle sue consegne. Tuttavia, l’azienda ha ancora un ampio portafoglio ordini e poche cancellazioni, a dimostrazione della sua capacità di applicare prezzi più alti rispetto alla concorrenza.

Benedetto Vigna, Ceo di Ferrari, durante la call con gli azionisti ha dichiarato: “Il primo semestre del 2025 ci ha ricordato ancora una volta l’importanza dell’agilità e della flessibilità nella gestione della nostra Azienda. I solidi risultati comunicati oggi riflettono il nostro impegno a eseguire la nostra strategia con disciplina e determinazione”.
E ancora: “Continuiamo a promuovere l’innovazione e ad arricchire la nostra offerta di prodotti, che alimenta un già forte portafoglio ordini. Testimonianza di questo è la domanda eccezionale per la famiglia 296 Speciale e gli eccellenti riscontri sul recente lancio della Ferrari Amalfi”.
Il massimo dirigente della Ferrari durante la conference ha confermato che lo sviluppo della Ferrari elettrica procede bene. “Testo laf di notte e in incognito, tra le zanzare”. Vigna ha poi sottolineato che nel prossimo futuro non è previsto nessun secondo modello elettrico: Non abbiamo mai parlato di una seconda elettrica”.
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