
La crisi dell’auto è tutt’altro che un ricordo in Italia e se il mercato del nuovo non ride, anche il settore della componentistica non se la passa affatto bene.
Secondo le risultanze di uno studio di PwC Strategy& riportato da Askanews, il calo della produzione di auto in Italia, sui minimi degli ultimi 25 anni, e in Europa, ha avuto un forte impatto sulla filiera della componentistica italiana.
Stando ai dati, nel 2024 il settore ha registrato una flessione dei ricavi del 6% e una riduzione della marginalità di circa il 20% rispetto all’anno precedente. Lo studio di PwC Strategy& ipotizza un calo anche per il 2025 del 2-3%, legato a una nuova flessione della produzione di auto Ue del -4%.
Francesco Papi, partner di Strategy& e Automotive leader di PwC Italia, ha dichiarato: “Le attuali condizioni di sofferenza del mercato della componentistica automotive in Italia persisteranno anche nel 2025. In Italia la produzione di veicoli è ai minimi storici rispetto agli ultimi 25 anni e nessuno dei principali 10 modelli di auto che saranno venduti in Europa nel prossimo biennio sarà prodotto nel nostro Paese”.
A conferma delle dichiarazioni di Papi, le più importanti fabbriche per Stellantis sono ormai fuori dall’Italia: a Tychy in Polonia (leggi qui lo speciale) e in Serbia (leggi qui lo speciale), dove viene prodotta la Grande Panda.
Sotto questo aspetto è positiva la recente notizia che ha visto l’assegnazione all’impianto di Termoli (in passato famoso per la produzione dei motori Fire e ora per i firefly) dei cambi automatici eDCT.
A essere maggiormente penalizzate sono le imprese legate al motore endotermico, che rappresentano poco meno del 30% del fatturato della filiera. Secondo lo studio, entro il 2030 il fatturato di queste imprese si dimezzerà, mentre è prevista una crescita del 30% annuo per la componentistica dell’elettrico.
“I fornitori automotive dovranno riqualificare la loro offerta e, laddove possibile, concentrarsi sull’aftermarket e sui segmenti dei veicoli medio-pesanti e off-road, che presentano marginalità più elevate rispetto al segmento dei veicoli leggeri”, aggiunge Francesco Papi.
Secondo lo studio, i fornitori italiani per sopravvivere alla crisi devono differenziare le loro attività sfruttando il potenziale in crescita del canale aftermarket, generato dall’aumento del parco circolante e dal contestuale invecchiamento. Le altre strade parlano di perseguire economie di scala e di rinnovarsi, anche attraverso le partnership.
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