
L’obiettivo dichiarato? Riproporre la dinamica della riuscitissima A110, in una veste però assai più versatile e capace di accogliere fino a cinque passeggeri. Oltre che, naturalmente, spinta solo elettricamente. L’ambizione non manca certo, specie se si aggiungono forme attraenti senza tema di smentita, un’aerodinamica d’eccellenza e perfino l’orgoglio della produzione prevista a Dieppe, sede storica di Alpine.
Anzitutto, lo stile. Può suonare curioso, ma l’85% della carrozzeria (progettata sulla piattaforma Ampr Medium di Ampère, la divisione del gruppo che si occupa di propulsione pulita) resterà immutata per la grande serie, secondo quanto dichiarato. E se all’inizio si resta colpiti dalla vernice Blu Specular, densa di sfumature e oggetto di lunghe riflessioni da parte del team di design, a uno sguardo più avvertito non sfuggono gli elementi che forse più facilmente “evaporeranno” in fase di industrializzazione.

Questi sono il “flying bridge” anteriore e le appendici mobili posteriori. Due soluzioni in grado di creare, rispettivamente, un flusso d’aria per mitigare la resistenza all’avanzamento e un effetto “long-tail” contro le turbolenze sulla coda: peccato che entrambe, pur migliorando l’aerodinamica, potrebbero rivelarsi troppo costose.
Meglio concentrarsi sui cerchi da ben 22” all’avantreno e 23” al retrotreno, che accompagnano particolari luminosi pensati per sottolineare spoiler e deflettori (“Light follows function”, sostengono i progettisti) e spunti scenografici come la “cosmic dust” di Led evocativa di una cometa sotto i gruppi ottici.

Del resto, la natura nelle sue manifestazioni più appariscenti si colloca alla base dell’intera impostazione estetica: neve, minerali e rocce rendono omaggio allo spirito “alpino” della A390 e le regalano una certa peculiarità. Specie all’interno… dove, infatti, l’assoluta libertà creativa concessa ai prototipi si esplica in numerose idee audaci.

Per esempio, l’accensione avviene attraverso una chiave simile a un cristallo di ghiaccio, la strumentazione è proiettata su tre lamine di vetro per generare un effetto tridimensionale e il pianale si presenta rivestito in listelli di carbonio riciclato che ricordano l’asfalto sfuggente in velocità. Ma soprattutto, il posto guida può configurarsi in chiave “standard” oppure Formula 1, con il sedile che assume una posizione più bassa mentre la pedaliera si solleva e il volante diventa più piccolo.
A spingere la “fastback sportiva”, come Alpine identifica l’ultima nata per non incorrere nella definizione di “crossover”, provvederanno tre propulsori elettrici (due posteriori, uno anteriore) dalla potenza non ancora comunicata.

E sebbene risultino ancora segreti tutti i dati relativi ad accumulatori, autonomia o tempi di ricarica, la Casa precisa che la vettura definitiva monterà un avanzatissimo dispositivo per distribuire la forza motrice su ogni singola ruota, un torque vectoring “degno di una hypercar e mai visto nel segmento”. Stavolta i francesi sono davvero mossi cattive intenzioni.
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