
Testo di Mattia Eccheli
Alla vigilia della tornata elettorale per il rinnovo dell’Europarlamento, Oliver Zipse, Ceo del gruppo Bmw e già numero uno dell’ACEA, l’associazione che rappresenta la maggior parte dei produttori che operano le Vecchio Continente, ha parlato a ruota libera in occasione della presentazione dei dati della trimestrale (più auto vendute, quasi 595.000, +1,1%, ma con fatturato e utile in calo, rispettivamente dell’1,1 e del 28%).
Zipse ha ridimensionato i timori per l’invasione di veicoli provenienti dalla Repubblica Popolare. Ha ricordato che oltre la metà delle importazioni verso l’UE non arrivano dalla Cina, i cui costruttori hanno una quota di mercato complessiva inferiore all’1% a livello comunitario. “L’Europa non verrà sommersa da prodotti cinesi – ha ammonito il manager – ma con questa paura vogliamo chiudere le frontiere”.
Dopo la VDA, la potente associazione dell’industria automobilistica della Germania, anche il Ceo di Bmw si è schierato contro l’inasprimento dei dazi che rischiano di creare una “ritorsione” (circa la metà di volumi e utili delle case tedesche dipendono dalla Cina): “I numeri dicono chiaramente quanto sia facile spararsi nelle ginocchia”, ha sentenziato. Anche sul fronte delle emissioni Zipse ha lamentato norme così severe rispetto ad altre regioni che “danneggiano la competitività”.
Per questo ha suggerito una modifica ai dispositivi che prevedono l’aggiustamento ogni 5 anni degli obiettivi di CO2 per le flotte di nuova immatricolazione: “Non coincidono in alcun modo i tempi di sviluppo dei veicoli”, ha tagliato corto. La proposta del numero uno di Bmw è stata quella di fissare delle sforbiciate percentuali l’anno per un “miglioramento continuo”. Dal 2025 la soglia abbassata sarà di 93,6 g/km, che scenderà a 49,5 nel 2030 fino a scendere a 0 nel 2035: le multe sono di 95 euro per grammo per auto immatricolata.
Per Zipse il problema delle emissioni non riguarda esclusivamente le auto, ma anche i carburanti con cui vengono alimentati, che “assurdamente” non vengono considerati. Poiché dall’attuale impianto legislativo è escluso il parco già circolante (“che è molto più ampio”), il manager ha argomentato che “una regolamentazione efficace sulle emissioni di CO2 si raggiunge solo se viene inclusa anche l’industria dei carburanti”.
E ha citato come esempio gli e-Fuel come possibile opzione per migliorare il bilancio ambientale. Le considerazioni sono interessanti, ma come tutti gli altri manager, anche Zipse è di parte e porta acqua al proprio mulino. Quello di costruttore premium che ha un parco circolante meno ampio rispetto ad altre case e per ragioni anche ovvie (il prezzo) tecnologicamente più avanzato e i cui proprietari si possono verosimilmente permettere l’eventuale rifornimento con carburanti più sostenibili, ma anche più costosi.
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