
Xiaomi, colosso tecnologico cinese conosciuto in Italia soprattutto per i suoi smartphone e dispositivi elettronici, si prepara a fare il grande salto nell’automotive europeo. L’azienda ha annunciato l’intenzione di portare le proprie auto elettriche nel Vecchio Continente a partire dal 2027, dopo il successo registrato in patria con il lancio dei modelli SU7 e YU7. La notizia, riportata da Bloomberg, arriva mentre il gruppo guidato da Lei Jun e dal presidente Lu Weibing celebra un aumento dei ricavi trimestrali del 31% e una crescita del comparto automobilistico capace di bilanciare il rallentamento del business telefonico.

In Europa arriveranno quasi certamente i due modelli già best-seller in Cina: la berlina SU7 e il SUV YU7. La prima si ispira nello stile chiaramente alla Porsche Taycan, ma viene venduta in Cina a un prezzo molto più competitivo di circa 28.000 euro equivalenti, quindi meno della metà della tedesca. La versione più potente della SU7 offre due motori per un totale di 673 cavalli, scatta da 0 a 100 km/h in 2,8 secondi e tocca i 265 km/h. La batteria da 101 kWh assicura fino a 700 km di autonomia nel ciclo cinese CLTC.
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La YU7, invece, è un suv dalle linee muscolari che richiamano anche qui un’altra sportiva europea, la Ferrari Purosangue. Può montare pacchi batteria fino a 120 kWh, con autonomie intorno ai 650 km, e in versione a trazione integrale supera i 500 cavalli. Il modello ha riscosso un successo tale in Cina che le liste d’attesa superano i dodici mesi. Pur assomigliando al suv di Maranello le sue rivali dirette in Europa saranno le ammiraglie elettriche di Tesla e BYD.
Obiettivo dichiarato di Xiaomi: entrare nella top five dei costruttori mondiali entro i prossimi 15-20 anni. L’azienda cinese, che nel primo semestre 2025 ha già consegnato oltre 157.000 auto, vuole replicare anche in Europa il modello di business sviluppato in Patria, puntando su tecnologia proprietaria e listini aggressivi rispetto ai concorrenti diretti.

L’approdo europeo non sarà però privo di difficoltà. Le auto elettriche cinesi devono fronteggiare dazi fino al 48%, tra il 10% di base e ulteriori prelievi anti-sussidio decisi da Bruxelles. Una barriera che ha già penalizzato altri costruttori cinesi, ma che Xiaomi sembra intenzionata ad affrontare contando su margini più elevati rispetto al mercato domestico.
L’azienda esclude per ora una penetrazione negli Stati Uniti, dove i dazi al 100% hanno di fatto chiuso il mercato alle EV cinesi. L’Europa diventa dunque il terreno di prova ideale per testare la strategia globale. “Il modello di business sviluppato in Cina può valere anche all’estero quando entreremo in Europa” ha spiegato Lu Weibing agli analisti. Una dichiarazione che conferma l’intenzione di trasformare l’avventura automotive di Xiaomi in un pilastro industriale, capace di affiancare e forse superare il core business degli smartphone.

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