
Testo di Mattia Eccheli
Dazi, occupazione, idrogeno, Europa. Oltre ai numeri dell’esercizio 2024 (fatturato a 90,3 miliardi, -1,4%, e EBIT in flessione del 35% a 3,5 miliardi), Bosch e in particolare il suo Ceo Stefan Hartung hanno parlato di attualità. A cominciare dalla disputa commerciale: “Le conseguenze di ulteriori dazi e i possibili effetti economici degli investimenti nell’infrastruttura europea e tedesca rendono più difficile fare una stima” per il 2025, hanno ammesso da Stoccarda che ipotizza ricavi in aumento tra l’1 e il 3%. La multinazionale tedesca della fornitura chiarisce di essere pronta ad affrontare anche le situazioni più turbolente, “ma io confido anche su sviluppi positivi”, ha sorriso Hartung.
Che sul fronte del lavoro non è altrettanto rilassato: già lo scorso anno Bosch ha ridotto di quasi 11.500 unità (-2,7%) il totale dei collaboratori a livello globale (poco meno di 418.000). “Il numero di posti di lavoro “continuerà a diminuire, in particolare in Germania e in Europa”, ha già anticipato il numero uno di Bosch, le cui attività italiane coinvolgono circa 5.600 persone. La riorganizzazione mette a rischio anche posizioni nel Belpaese, a cominciare dal sito di Villasanta.
Con 6.700 brevetti registrati nel 2024, la società è tra le 100 aziende più innovative al mondo. E rivendica questo impegno tecnologico ricordando l’ESP, lanciato 30 anni fa, venduto in 350 milioni di esemplari e che in Europa ha già salvato la vita di 22.000 persone. Nel mondo che cambia, con 31 milioni di unità prodotte lo scorso anno, la Cina ha superato il cumulato di Europa e Nord America. Bosch prevede tuttavia un “consolidamento” dell’offerta della Repubblica Popolare (molte imprese sono destinate a sparire, insomma), dove la domanda dei clienti è quasi opposta a quella che arriva dal Vecchio Continente.
All’interno dei confini della Grande Muraglia conta il prezzo, che deve essere il più basso possibile, anche con compromessi sulla sicurezza e sugli equipaggiamenti. Il nuovo eden automobilistico è l’India, per la quale forse già all’inizio del prossimo decennio si stima un mercato da oltre 10 milioni di auto l’anno.
L’idrogeno è un’opzione, finora considerata solo per i mezzi più pesanti, anche se Bmw ha anticipato il lancio della X5 Hydrogen nel 2028. Hartung ha puntato il dito contro le norme comunitarie, che pur mirando alla riduzione delle CO2, riservano un trattamento diverso a questo elemento, che garantisce le emissioni zero su strada indipendentemente dalla tecnologia. È gravato da accise energetiche se impiegato come carburante per alimentare le unità convenzionali, ma non se finisce nei sistemi a celle a combustibile.
Alla politica chiede un “rafforzamento dell’Unione Europea” e allo stesso tempo il “coraggio di intraprendere riforme di vasta portata”. Se l’obiettivo è ancora quello di “avere voce in capitolo”, allora “le nostre industrie devono essere quanto più competitive possibile”. Insomma, sono necessarie “misure concrete piuttosto che compromessi” per difendere “la nostra democrazia e la nostra economia”.
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