
Le vendite dei marchi storici occidentali nel Paese del Dragone sono in caduta libera, mentre i costruttori cinesi avanzano con una nuova generazione di veicoli elettrici ad alte prestazioni, dal design sempre più “europeo” e con prezzi decisamente più accessibili. Emblema di questa inversione di tendenza: Porsche.
Nel primo trimestre del 2025, il marchio premium tedesco ha registrato un calo del 42% delle vendite in Cina, un’accelerazione netta rispetto al trend negativo degli ultimi anni. Solo nel 2021 Porsche raggiungeva il suo massimo storico nel Paese con quasi 96.000 unità vendute – un terzo delle vendite globali. Oggi, la situazione è capovolta.
Il crollo di Porsche non è un caso isolato, ma il sintomo di un problema sistemico. I brand cinesi come Byd, Nio, Li Auto, Zeekr e la new entry Xiaomi stanno ridefinendo le regole del gioco. Dopo aver dominato la fascia bassa del mercato con mini-EV a basso costo, ora puntano dritto al segmento premium, tradizionalmente presidiato dai marchi europei. Basti pensare alla Zeekr 9X, suv di lusso imponente, che ricorda un po’ la Rolls-Royce Cullinan, presentata al Salone dell’Auto di Shanghai.

Poi pensiamo a Xiaomi, l’azienda di elettronica e telefonia che ha fatto il suo debutto nel settore con la berlina sportiva elettrica SU7, un’auto dalle linee ispirate chiaramente alla Porsche, ma proposta a un prezzo inferiore di oltre il 60%. La versione Ultra da 1548 cv, lanciata a febbraio, ha raccolto 10.000 preordini in due ore – più di tutte le vendite Porsche in Cina nello stesso periodo.

Al Salone di Shanghai Porsche ha scelto di puntare sulla tradizione. Ha esposto due versioni speciali della 911, contornate da modelli storici. Un’insegna recitava: “There is no substitute”. Un messaggio che non sembra essere arrivato al consumatore cinese come spiega Bo Yu, country manager per la Cina della società di analisi di JATO Dynamic citato da Reuters: “Porsche non ha lo stesso valore simbolico per i giovani cinesi di quanto ne abbia in Europa o negli Stati Uniti (…) Il marchio d’élite non basta più, conta la tecnologia e l’esperienza utente.”
Il CEO Oliver Blume, riporta sempre la Reuters, ha minimizzato il calo, sostenendo che la priorità è mantenere i prezzi elevati. Ma ha anche ammesso che il futuro elettrico di Porsche in Cina è incerto, con vendite EV “relativamente basse”. Ha persino ipotizzato un possibile disimpegno dal mercato elettrico cinese.

La crisi dell’auto europea in Cina non è solo una questione di powertrain. È un problema di posizionamento, innovazione e velocità. I costruttori cinesi riescono a mettere sul mercato modelli nuovi in tempi dimezzati rispetto ai competitor occidentali, con interni iper-tecnologici, assistenti vocali avanzati, sedili intelligenti e infotainment di ultima generazione.
“Le case europee si stanno muovendo, ma troppo lentamente”, afferma Yu Zhang, managing director della società di consulenza Automotive Foresight citata dalla Reuters. “Il rischio è che non riescano più a recuperare la quota perduta.”
Fonte: Reuters
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