
I dazi imposti da Trump -dal 3 aprile tutte le vetture importate saranno soggette a tariffe del 25%– avranno effetti deleteri sull’industria automobilistica americana? Secondo gli analisti sì. A sviscerare le conseguenze delle mosse politiche di Trump sono gli analisti di Yahoo!finance, secondo i quali le nuove tariffe del Presidente americano sono potenzialmente in grado di provocare la “cubanizzazione” del parco auto statunitense.
Cosa significa in soldoni l’effetto Cuba? È molto semplice da spiegare: quando i prezzi delle auto aumentano, gli automobilisti tengono le loro vetture più a lungo, con la conseguenza che l’età media del parco vetture aumenta. Un’applicazione rigorosa di una tariffa del 25% allungherebbe ulteriormente l’età media delle auto con delle gravi conseguenze anche per la sicurezza (su tutti, l’assenza di Adas).
“Gli impatti sono così potenzialmente negativi che fatichiamo a capire come tali misure possano davvero rimanere una ‘caratteristica permanente’ del panorama automobilistico statunitense”, ha dichiarato l’analista di Morgan Stanley Adam Jonas.
Come effetto collaterale, un parco auto più vecchio e una quota inferiore di veicoli elettrici potrebbero inoltre mantenere la domanda di petrolio e benzina più alta del previsto, esercitando una corsa al rialzo sui prezzi.
Le auto americane degli anni ’50 e ’60, principalmente Cadillac (vedi foto sotto), fanno parte dell’immaginario collettivo di Cuba e ancora oggi vengono utilizzate come taxi. Le origini di questo fenomeno risalgono all’ascesa del regime di Fidel Castro, a febbraio del 1959. Come conseguenza dell’ostruzionismo contro il governo di Castro, gli Stati Uniti imposero delle sanzioni che sono ancora cogenti e che, tra le altre cose, hanno impedito al Paese di avere un parco auto moderno. I cubani hanno quindi dovuto accontentarsi di ciò che avevano in casa prima della presa di potere di Castro.

Lo scenario degli analisti di Yahoo!finance rappresenta una suggestione. Ma le conseguenze di una tariffa sulle vetture importate, che nei prossimi giorni passerà dal 2,5 al 25%, saranno molto serie. Senza dimenticare che i dazi verranno applicati anche a componenti come motori e trasmissioni.
Gli analisti hanno fatto delle previsioni:
Oggi, circa la metà dei 16 milioni di auto vendute negli Stati Uniti sono importate e molti componenti provengono da oltreoceano, anche se l’assemblaggio finale avviene in una fabbrica americana. L’aumento dei prezzi varrebbe sia per le auto nazionali che per quelle importate.
I prezzi più alti deprimono le vendite. Stellantis è l’esempio concreto. Il Gruppo sta ancora pagando le scelte dell’ex Ceo Tavares, che decise di aumentare i prezzi delle vetture americane, con la conseguenza che il Gruppo ha perso preziose quote di mercato. Un’altra conseguenza parallela è l’aumento del costo delle vetture usate.
L’Unione Europea e gli altri Paesi che importano auto negli Stati Uniti hanno assunto un atteggiamento prudente. Forse perché pensano di poter raggiungere un accordo con Trump, con la speranza che il presidente possa ridurre le tariffe in cambio, magari, di una maggiore produzione statunitense.

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