
Testo di Mattia Eccheli
Entro il 2030 il gruppo Volkswagen vuole diventare il motore tecnologico dell’industria automobilistica mondiale. “Global automotive tech driver” per dirla con Oliver Blume, il Ceo che ha ufficializzato i dati dell’esercizio 2024 assieme al responsabile della finanze Arno Antlitz. Dopo aver lanciato 30 nuovi modelli lo scorso anno, il colosso tedesco ne vuole far debuttare altrettanti in quello in corso per dare vita una offensiva prodotto senza precedenti.
Il top manager ha citato le Volkswagen Tiguan, Skoda Superb e Cupra Terramar a proposito del 2024 e ha anticipato le VW T-Roc, Audi Q3, Lamborghini Temerario e quelle che ha definito “fortemente emozionali” derivate della Porsche 911 per il 2025. Si è preso del tempo per rivelare l’arrivo di nuovi modelli Audi per la Cina sviluppati in collaborazione con la SAIC che si sommeranno ai due realizzati sull’architettura PPE (qualche anteprima è attesa per aprile al salone di Shanghai) e anche per dire che all’IAA di Monaco di Baviera verrà svelata una nuova versione della “utilitaria” elettrica, la ID. 2X, la declinazione Suv della Polo a zero emissioni.

Grazie alle nuove collaborazioni con la cinese Xpeng e con la statunitense Rivian, il gruppo ha potuto alleggerire le responsabilità in capo a Cariad, la società in house per il software i cui risultati (anche finanziari) sono rimasti sotto le attese. Quest’ultima si occuperà principalmente di guida autonoma, servizi Cloud e elaborazione dati. Pur sorridenti, Blume e Antlitz hanno dovuto presentare numeri peggiori rispetto all’esercizio precedente, anche se migliori rispetto alle previsioni degli analisti.
Il gruppo (oltre 100 stabilimenti nel mondo e 680.000 dipendenti, -0,7%) ha venduto 9 milioni di veicoli: il calo del 3,5% non ha influito sui ricavi, che, anzi, sono saliti, passando da 322,3 a 324,7. I costi per la riorganizzazione e la flessione sul mercato della Cina (2,74 milioni di esemplari commercializzati sono riconducibili alle controllate del Celeste Impero) hanno inciso sul risultato operativo, che si è attestato a 19,1 miliardi con un ridimensionamento del 15%. Il margine è stato del 5,9% e pur prevedendo un ulteriore progressione del fatturato (fino al 5% in più) per il 2025, il gruppo se lo aspetta compreso fra il 5,5% e il 6,5%.

La sola divisione ad esibire maggiori profitti è stata la controllata che si occupa di veicoli commerciali e industriali, la Traton, guidata dallo svedese Christian Levin, che ha lavorato per anni in Italia come Ceo della filiale nazionale di Scania: dall’8,1 al 9,1%. Il settore Sport Luxury (Porsche presenterà il proprio bilancio domani, mercoledì) ha dovuto fare i conti con un calo della marginalità, scesa dal 18,6 al 14,5%. Gli azionisti – ai quali è stato riservato di nuovo il 30% degli utili – si dovranno pertanto accontentare di un dividendo più modesto, compreso fra i 6,36 euro delle privilegiate e il 6,3 delle ordinarie (-30%).
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