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L’esclusività ha un prezzo: Ferrari contro il flipping delle Purosangue

di Redazione - 21/10/2024

L'esclusività ha un prezzo: Ferrari contro il flipping delle Purosangue

Fotografie Wolfango

Ferrari of Houston, dealer texano del Cavallino Rampante, ha avviato un’azione legale contro Todd Carlson, cliente che ha rivenduto la sua Ferrari Purosangue poco dopo averla acquistata a giugno 2024. Il nodo del contendere è un “Opportunity Agreement” che Carlson ha firmato al momento dell’acquisto, impegnandosi a concedere al concessionario il diritto di prelazione in caso di vendita dell’auto entro 18 mesi dalla consegna.

La violazione di questo accordo, secondo il concessionario, lede il principio di esclusività che Ferrari vuole garantire ai suoi clienti, soprattutto per un modello come la Purosangue che, al momento del lancio, vantava una lista d’attesa di due anni.

Non vendi senza permesso

La scarsità del modello, con una produzione annua limitata a 2.200-3.000 esemplari, lo rende particolarmente appetibile per gli speculatori che cercano di lucrare sulla rivendita. Per Ferrari, il controllo del mercato secondario è fondamentale per tutelare l’immagine del brand e garantire che le sue vetture finiscano nelle mani di veri appassionati, disposti ad aspettare pazientemente il loro turno. L’ “Opportunity Agreement”, in questo senso, rappresenta uno strumento per scoraggiare il flipping e preservare l’esclusività del marchio.

L'esclusività ha un prezzo: Ferrari contro il flipping delle Purosangue

Tuttavia, la vicenda solleva un importante interrogativo: fino a che punto le case automobilistiche possono limitare la libertà dei proprietari di disporre dei propri veicoli? Se da un lato è comprensibile il desiderio di Ferrari di tutelare il proprio brand e i propri clienti, dall’altro c’è chi sostiene che i proprietari di auto dovrebbero essere liberi di rivendere i propri beni quando lo desiderano.

L’accordo firmato da Carlson prevede, in caso di violazione, il pagamento del profitto realizzato dalla vendita a Ferrari of Houston, oltre alle spese legali. La questione è complessa e il dibattito rimane aperto.

Non solo Ferrari

Il caso di Ferrari contro Carlson non è un episodio isolato. Altre case automobilistiche di lusso, come Rolls-Royce, hanno minacciato di bandire a vita i clienti che rivendono le loro auto per trarre profitto. Ford, nel 2017, ha addirittura fatto causa all’attore John Cena per aver venduto la sua Ford GT poche settimane dopo l’acquisto, violando un contratto che vietava la rivendita nei primi due anni. Anche Tesla ha preso provvedimenti contro un cliente che ha tentato di rivendere il suo Cybertruck, cancellando i suoi altri ordini.

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Questi episodi indicano una tendenza crescente: le case automobilistiche, soprattutto quelle di lusso, stanno cercando di esercitare un maggiore controllo sul mercato secondario per preservare l’esclusività dei loro modelli e contrastare la speculazione.

La questione è delicata e solleva interrogativi sul bilanciamento tra la libertà dei consumatori e il diritto delle aziende di tutelare il proprio brand. Resta da vedere come si evolverà la situazione e quali saranno le conseguenze per il futuro del mercato automobilistico, in particolare per il segmento delle auto di lusso.

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