
Testo di Mattia Eccheli
Almeno formalmente i due maggiori gruppi europei dell’industria dell’auto, Volkswagen e Stellantis, non hanno rimodulato i propri obiettivi sull’elettrificazione. Non è chiaro tuttavia se possano riuscire a confermare queste strategie considerate le difficoltà cui devono far fronte, che non dipendono solo dal rallentamento della domanda, ma anche da ragioni sindacali.
Stellantis sembra intenzionata a non cambiare con il 2030 quale ultimo anno per la vendita di veicoli a propulsione endotermica in Europa (“Dare Forward 2030”). Alcuni marchi dovrebbero diventare a zero emissioni anche prima: Fiat dal 2027 e Opel dall’anno dopo, ad esempio. Il problema è capire se il gruppo riuscirà a sostenere la domanda stagnante: a Mirafiori la produzione della 500e è stata sospesa proprio per questo.
Sul fronte sindacale il gruppo va incontro ad un periodo difficile: in Italia, ma anche negli Stati Uniti con il Ceo Carlos Tavares sotto pressione. A differenza di altri il gruppo non ha nemmeno sollecitato la revisione della scadenza comunitaria del 2035 quale anno per l’entrata in vigore del divieto di commercializzazione di veicoli con motori a combustione.
Nel frattempo si è anche accordata con la cinese LeapMotor per l’importazione e la commercializzazione prima e la produzione poi (in Polonia, nel sito ex Fca di Tychy) di alcuni modelli, uno dei quali, la T03, destinata a giocarsi la palma di elettrica meno cara d’Europa.
Il marchio e il gruppo Volkswagen devono far fronte a una serie di problemi, in parte derivati dalla scelta di virare sull’elettrico in seguito al dieselgate: la stagnazione del mercato mette in difficoltà il colosso, che vuole ridurre i costi (di 10 miliardi quelli fissi) sopprimendo posti di lavoro e chiudendo stabilimenti.

Ufficialmente in Europa resta l’obiettivo di raggiungere il 70% dei volumi con veicoli elettrici nel 2030 (il 50% in Cina e negli USA). Solo che il primo modello veramente compatto e destinato ai grandi numeri, la ID.2 arriva sul mercato l’anno prossimo. Almeno stando a quanto riportano i media, il gruppo investirà ancora 60 miliardi di euro fino al 2028 per l’evoluzione dei motori a combustione.
Audi intende commercializzare nel 2033 nel Vecchio Continente e sull’altra sponda dell’Atlantico le proprie ultime auto ad alimentazione convenzionale, ma nel primo semestre di quest’anno i volumi elettrici sono saliti di appena l’1,2%. Nemmeno Porsche ha formalmente modificato il piano che prevede l’80% di auto elettriche vendute con il 2030, ma considerata l’importanza della Cayenne (quasi un terzo del totale, 95.000 su 320.000 o scorso anno), elettrica dall’anno prossimo, l’obiettivo appare estremamente ambizioso.
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