
Testo di Mattia Eccheli
“Il tema della sicurezza informatica è finalmente approdato sul mercato automobilistico”, taglia corto Stefan Bratzel, direttore del Center of Automotive Managemnt di Bergisch-Gladbach, che assieme alla filiale tedesca della Cisco ha condotto una ricerca sulle attitudini dei consumatori: poco meno di 1.150 quelli intervistati, peraltro solo in Germania. I dati che emergono sono decisamente interessanti, soprattutto perché dimostrano una notevole “sensibilità” da parte dei potenziali clienti, più marcata fra quelli giovani.
Tanto per cominciare, il 77% del campione ha risposto di ritenere quello della cyber security un tema importante, al quale i costruttori dovrebbero lavorare. Il 42% è preoccupato per possibili intrusioni informatiche nei confronti della propria auto e il 40% rileva potenziali pericoli negli aggiornamenti del software.
Fra i consumatori fino a 34 anni, i timori sono percentualmente più alti: il 53,4% teme il furto del veicolo (la media è del 46,6%), il 48,1% quello dei dati (41,3%), il 43,1% la manipolazione delle funzioni (34,6%) e il 35% l’assunzione dei comandi da remoto (31,7%). Curiosamente chi guida macchina elettriche dimostra un livello di preoccupazione molto più basso malgrado proprio queste auto debbano venire spesso collegate con strutture esterne. E gli attacchi degli hacker alle reti di ricarica sono in aumento.
A bilanciare questa “spensieratezza” c’è quel 37% degli intervistati per il quale i rischi alle colonnine pubbliche di ricarica sono talmente importanti nei veicoli a batteria che ne esclude addirittura l’acquisto. Timori confermati da una ricerca degli stessi CAM e Cisco, che hanno rilevato “lacune in termini di sicurezza”.
“Esiste ormai una forte discrepanza tra il numero crescente di attacchi informatici alle auto connesse e la scarsa comunicazione e trasparenza dei produttori automobilistici in materia di sicurezza informatica”, lamenta Bratzel. Il giro di vite imposto a livello comunitario deve spingere i costruttori: “Possono fare parecchio”, aggiunge. Anche perché continuano a crescere sistemi e servizi attraverso i quali quella che è stata definita “industria della criminalità informatica” può perpetrare le proprie attività illegali.
Condotto in Germania, il sondaggio premia inevitabilmente i marchi nazionali, con i gruppi Mercedes, Bmw e Volkswagen davanti agli altri. Le valutazioni positive (almeno buone) sulla sicurezza sono rispettivamente del 39, 38 e 32% a fronte di una media del 22%, sopra la quale restano anche Toyota (quarta con il 26%), Ford, Tesla e Opel e che raggiungono Hyundai, Mazda e Nissan. La fiducia sulla sicurezza dei dati è decisamente più altra fra i più giovani, con una forbice tra gli 11 e i 16 punti percentuali.
E, di nuovo, i gruppi Mercedes, Bmw e Volkswagen sono davanti seguiti da Toyota, Ford, Opel, Nissan e Mazda. Non sorprende che i costruttori cinesi esaminati non abbiano ottenuto grande considerazione né sul fronte delle garanzie sulle intrusioni (MG, BYD e Nio occupano tre delle ultime quattro posizioni), né su quello della sicurezza dei dati (le ultime tre piazze).
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