
Ieri si è tenuto un tavolo presieduto dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso sul tema automotive. Si è discusso dei due temi caldi che interessano questo settore: gli incentivi all’acquisto di auto a basse emissioni e la produzione di automobili in Italia. Da una parte il governo italiano punta sulle case automobilistiche cinesi per invitarle a investire in Italia (vedi il caso Dongfeng e non solo…), dall’altra intende mettere a punto un nuovo sistema di incentivi che premia la produzione con componentistica europea, come vedremo tra poco.
Gli incentivi di quest’anno sulle auto elettriche sono volati via in breve tempo. Il ministro ha ammesso che gli obiettivi prefissati non sono stati raggiunti in quanto non sono stati aumentati i volumi di produzione negli stabilimenti italiani: vedi il caso Mirafiori, dove si produce la Fiat 500 elettrica. Ecco quanto ha dichiarato il ministro Urso a tal proposito:
“Per quanto il mercato abbia avuto un impulso positivo dall’introduzione dell’ecobonus, non si è verificato quell’incremento atteso di produzione in Italia. Al contrario, purtroppo, Stellantis esattamente un mese fa ha annunciato lo stop delle carrozzerie a Mirafiori dal 15 luglio fino al 25 agosto, con il ricorso a nuova cassa integrazione (fino al 4 agosto), così come cinque giornate di cassa integrazione tra agosto e settembre sono state annunciate anche a Pomigliano per carenza di ordinativi. Il piano non ha corrisposto all’aumento che noi ci aspettavamo, che avevamo concordato, della produzione in Italia”
Il governo, constatando che il precedente sistema di incentivi non ha dato i risultati sperati, ha deciso di adottare un nuovo approccio per i prossimi anni. Il ministro Urso ha illustrato un piano pluriennale volto a sostenere l’acquisto di auto a basse emissioni, stanziando 750 milioni di euro per il 2025 e un miliardo di euro all’anno dal 2026 al 2030. Il ministro ha anticipato i punti salienti:
“La prossima edizione dell’ecobonus deve presentare una significativa discontinuità. La priorità è il sostegno alla filiera nazionale e all’occupazione, sempre nel rispetto degli altri due principi cardine che sono il rinnovo del parco circolante e il supporto alle famiglie a bassa capacità di spesa”
I nuovi incentivi saranno più consistenti per i veicoli a basse emissioni, in particolare quelli elettrici e alcune ibride plug-in, con ulteriori agevolazioni per chi rottama un vecchio veicolo inquinante e per le fasce di reddito più basse.
La novità più rilevante è che gli incentivi saranno concessi solo alle aziende che utilizzano componenti prodotti in Europa. Secondo il ministro, questo meccanismo mira a promuovere le produzioni con un elevato contenuto di componentistica europea, sostenendo così la produzione locale e stimolando la domanda di veicoli assemblati in Europa. Per accedere ai sussidi, le case automobilistiche dovranno dimostrare che almeno il 40% dei componenti di un modello è di origine europea. Probabilmente gli incentivi non si baseranno soltanto sulle emissioni ma terranno conto dell’inquinamento prodotto per l’intero ciclo di produzione, come accade in Francia.
Durante la riunione di ieri il ministro Urso ha fatto sapere che sono in corso trattative con tre case automobilistiche cinesi. Quindi non solo con il colosso cinese Dongfeng, i cui accordi sembrano a buon punto come emerso l’altro giorno, ma anche con altre due aziende provenienti dall’Estremo Oriente. Le altre due case con cui il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) ha già firmato accordi di riservatezza e protocolli d’intesa potrebbero essere la BYD e Aiways (non c’è ancora l’ufficialità). I siti dove costruire le nuove fabbriche potrebbero sorgere in vecchi impianti industriali dismessi e recuperati dallo Stato.

Da una parte quindi si cerca di tutelare la produzione industriale europea dall’offensiva cinese (a tal proposito può interessarvi un approfondimento sui marchi cinesi presenti e in arrivo in Europa e in Italia che trovate sul nuovo numero de L’Automobile, in edicola dal 3 agosto), attraverso i dazi sulle importazioni e questi nuovi incentivi che favoriscono la componentistica locale. Dall’altra il governo italiano tiene le porte aperte alla Cina nel tentativo di convincere le sue case a investire da noi, e costruire auto magari utilizzando componentistica italiana…
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