
Testo di Mattia Eccheli
Sequestro autovelox Atto II. Un anno dopo la prima azione, peraltro concentrata in tre comuni calabresi (San Fili, Rovito e Luzzi), il Giudice per le Indagini Preliminari della Procura di Cosenza ha emesso nuovi provvedimenti per “mettere i sigilli” (per il momento sono stati scollegati) a dispositivi impiegati lungo la statale 107 e la provinciale 234 del territorio della provincia di Cosenza e la statale 106.
L’atto è stato notificato non solo alla società che noleggia i dispositivi, ma anche alle amministrazioni che hanno siglato accordi con la stessa, ossia Venezia, Vicenza, Modena, Reggio Emilia, Pomarico, Cerignola, Pianezza, Piadena, Formigine, Arcola, Carlentini, San Martino in Pensiliis.
Le verifiche avrebbero permesso di accertare la “non legittimità del sistema di rilevamento delle violazioni della velocità effettuate con la strumentazione denominata T-Exspeed v 2.0 con postazioni fisse per il rilevamento della velocità sia media che puntuale”. La Polstrada di Cosenza ha fatto sapere che “il prototipo depositato al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è risultato differente dalla versione modificata che la società ha fornito, in un secondo momento, ai Comuni”.
In sintesi: gli autovelox in questione non sarebbero omologati e a carico dei legali rappresentanti della tre società che distribuiscono le apparecchiature è scattata una denuncia per frode nella pubblica fornitura. La disputa è anche sulle definizioni: le società assicuravano che gli autovelox fossero omologati, mentre è risultato che fossero stati solo approvati.
Il provvedimento emesso poco più di un anno fa era stato smontato dal Riesame, che non aveva rilevato profili di illegalità a carico dell’azienda che aveva fornito le apparecchiature ai tre comuni calabresi. Del resto, a proposito degli autovelox, lo stesso Codice della Strada fa riferimento a “omologazione o approvazione”, termini non necessariamente sinonimi, ma che secondo una interpretazione del 2020 del Ministero dei Trasporti hanno “equivalenza giuridica”.
Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha invece introdotto nuovamente una distinzione tra “approvazione” e “omologazione”. Il risultato, almeno per ora, è che su determinate arterie potrebbero non esserci controlli sulla velocità, tra l’altro in un periodo delicato. La sicurezza degli utenti della strada va tutelata, ma gli automobilisti vanno anche tutelati da installazioni che talvolta sembrano destinate soprattutto a far affluire soldi nelle casse delle amministrazioni locali.
Quello che serve è un chiarimento definitivo che spazzi via ogni dubbio e attribuisca agli autovelox un riconosciuto ruolo di prevenzione, con buona pace anche delle associazioni che difendono persone che violano i limiti e che cercano cavilli legali per evitare le sanzioni. La velocità è una questione di sostanza, non di forma.
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