
Solo dieci anni fa, Lynk & Co nemmeno esisteva: il marchio svedese, parente di Volvo e parte della grande famiglia (cinese) di Geely, viene fondato nel 2016. La produzione della 01, suv compatto ibrido plug-in, inizia nel 2017 in Cina. L’arrivo in Italia è recentissimo: luglio 2021, prima Roma poi Milano. Nelle scorse settimane abbiamo incontrato il CEO di Lynk & Co, Alain Visser, nel Club di Milano.
Esatto, non “noiose concessionarie”, Lynk & Co si presenta al mondo attraverso questi Club che sono luoghi in cui “sì, c’è anche un’auto (da qualche parte) ma soprattutto eventi fantastici, un ottimo caffè…”. Questo dice il sito ufficiale di Lynk & Co Italia. Se pensate che si tratti della solita trovata di marketing, beh, Lynk & Co innova davvero. Quando arriva sul mercato, infatti, prevede solo la formula della membership: una quota mensile per usufruire di un’auto, con la libertà di annullarla in qualunque momento. Nel tempo sono arrivati anche il noleggio a lungo termine e il classico acquisto. Ok, la premessa è stata fin troppo lunga, spazio ora alla chiacchierata.
Che scommessa, lanciare un marchio nuovo, con un approccio all’auto mai visto prima, in un mercato considerato tradizionalista come quello italiano.
A.V.: Sì, abbastanza. Quando abbiamo aperto il nostro primo club in Italia, a Roma, non eravamo sicuri di cosa sarebbe successo perché tantissime persone mi avevano detto che il modello di business di Lynk & C non avrebbe funzionato in Italia. Tutti mi dicevano che gli italiani l’auto la vogliono possedere; mai l’avrebbero condivisa.

Invece?
Ora, con nostra grande sorpresa, il nostro secondo mercato (come volumi e come quota di mercato) dopo i Paesi Bassi è proprio l’Italia, che peraltro continua a crescere. Attualmente siamo presenti in sette mercati: Belgio, Paesi Bassi, Svezia, Germania, Francia, Italia e Spagna.
Per ora. E nei prossimi anni dove arriverete?
Europa centrale e orientale nei prossimi due anni. Successivamente, negli Stati Uniti.
Torniamo in Italia. Quanti contratti vengono firmati a Milano e a Roma e quanti fuori città?
Ovviamente, Milano fa un po’ caso a sé, in Italia (per noi vale oltre il 30% nel vostro Paese). Però è così in tutti i Paesi in cui siamo presenti: le grandi città guidano in un certo senso il cambiamento. Detto ciò, da un po’ di tempo offriamo anche il noleggio a lungo termine e l’acquisto, una maniera più tradizionale di accedere all’auto. Questo non significa tradire la nostra filosofia; anzi, restiamo convinti che la via migliore per usufruire dell’auto resti la condivisione.
Perché?
Quello che vogliamo veramente che accada è una maggiore condivisione, perché la filosofia del marchio è che non abbiamo bisogno di più auto ma abbiamo bisogno di auto che vengano utilizzate di più.

Come siamo messi in Italia in fatto di sharing?
Con mia grande sorpresa, l’Italia è al secondo posto per quota di condivisione dell’auto, sempre dietro all’Olanda. Questo mi ha fatto capire che gli italiani siano più aperti al cambiamento di quanto loro stessi pensino e, di base, che quando il prodotto e il serivizio sono competitivi, beh il mercato risponde. Guardate a Dacia e MG, per esempio: casi molto diversi da Lynk & Co, ma che stanno avendo un grande successo nonostante i marchi non proprio fortissimi. Nel nostro caso, credo che il modello di business sia probabilmente più importante del prodotto.
La prodotto al servizio, per sintetizzare la vostra strategia?
Sì, vogliamo dimostrare che questo modello funziona, che è il momento storico giusto. Servizio al posto del prodotto. Detto ciò, il prodotto non può mancare ed è per questo che abbiamo in programma il lancio di un modello completamente elettrico.
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