
Testo di Maurizio Bertera
Un rifiuto comune come l’olio da cucina usato può diventare fondamentale in alcuni contesti, come quello della produzione di pneumatici. Non a caso, Continental ha avviato la produzione di gomma sintetica ottenuta da questo scarto, che dopo un processo di trattamento e trasformazione chimica viene convertito in molecole di base per la realizzazione delle mescole. È un passo che riduce la dipendenza dai derivati fossili e porta la quota di materiali rinnovabili e riciclati sempre più vicina all’obiettivo per l’azienda del 40% entro il 2030.
La gomma sintetica non è un’invenzione recente: da decenni viene prodotta in stabilimento, tradizionalmente a partire dal petrolio, per affiancare la gomma naturale. La novità è che oggi può nascere anche da fonti alternative come l’olio da cucina esausto. Una volta raccolto e raffinato, questo scarto alimentare viene trasformato in una materia prima certificata che entra nel processo industriale al posto di una parte dei derivati fossili. Il risultato è una gomma sintetica “circolare”, che mantiene le stesse caratteristiche tecniche di quella tradizionale ma con un’impronta ambientale più leggera.

Ogni pneumatico è un equilibrio tra gomma naturale e gomma sintetica. La prima, estratta dal lattice degli alberi tropicali, è insostituibile per la sua resistenza all’usura e la durata nel tempo. La seconda, prodotta in fabbrica, contribuisce a migliorare frenata, aderenza e resistenza al rotolamento. Nei nuovi pneumatici Continental, così come nei pneumatici Pirelli P Zero E, entrambe convivono: la gomma naturale garantisce robustezza, quella sintetica – oggi anche ottenuta da olio esausto – porta efficienza e versatilità.

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