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Da CATL a Nio: lo scambio batteria è davvero il futuro?

di Redazione - 16/01/2025

Testo di Emiliano Ragoni

Stazioni di scambio rapido o battery swap: un sistema che è spesso divisorio anche tra i sostenitori dell’auto elettrica. Di che si tratta? Sono delle stazioni che effettuano in pochi minuti e in modo completamente automatizzato la sostituzione della batteria scarica con una carica. Quindi, invece di attendere tempi di ricarica che potrebbero anche essere lunghi, il cliente in un tempo estremamente ridotto, equiparabile a quello necessario per un pieno di benzina, esce dalla stazione con la batteria completamente carica.

In Cina la Nio ci crede

La cinese Nio è stata una delle prime a investire su questa tecnologia. Attualmente l’azienda cinese produttrice di veicoli elettrici è arrivata alla terza generazione delle sue stazioni di ricarica e alcuni mesi fa ha festeggiato oltre 30 milioni di scambi batteria. Denominate Power Swap Stations, sono automatizzate (sono equipaggiate con oltre 240 sensori e diversi sistemi di cloud computing) e collocate sia sulle strade che sulle autostrade cinesi. Semplicemente, il cliente accede all’interno delle stazioni e un sistema automatico smonta la batteria scarica e installa una con carica al 100%. Con la terza generazione, il tempo di sostituzione è sceso da 5 minuti e 40 secondi a 4 minuti e 40 secondi, e contestualmente è aumentata la capacità di stoccaggio del numero di batterie, salita a 21. Durante la fase di cambio il cliente rimane comodamente seduto al posto di guida attendendo il completamente dell’operazione.

Attualmente la Nio ha installato circa 1.400 stazioni di scambio rapido, la maggior parte in Cina. Alcune di queste stazioni sono presenti anche in Norvegia, Paese dove l’azienda è ufficialmente sbarcata.

 

CATL brevetta uno standard

La CATL, il colosso cinese conosciuto per le batterie, vuole compiere un ulteriore passo in avanti standardizzando il sistema. Per compiere questo fondamentale passo, l’azienda ha dichiarato di aver siglato 100 partnership con società automobilistiche e con compagnie che si occupano di servizi di noleggio e vendita (queste ultime sono necessarie per proporre soluzioni di leasing per l’acquisto del veicolo senza batteria). Tra le aziende automotive che hanno aderito al progetto ci sono: Changan, GAC, BAIC, Wuling e FAW. L’obiettivo è quello di lanciare dieci modelli compatibili entro il 2025.

Ma come fare per standardizzare un sistema così complesso? Una delle poche vie perseguibili è quella di standardizzare l’accumulatore, ed è la strada scelta dalla CATL. Il sistema si chiama Choco-Swap e prevede due modelli di batterie: #20 e #25. Differiscono per la chimica LFP (litio-ferro-fosfato) e NMC (nichel-manganese-cobalto) e sono proposte con capacità e autonomie diversificate così da essere adattabili a diverse categorie di veicoli (integrabili su mezzi con interassi compresi tra 2,55 e 3,1 metri).

L’ambizioso obiettivo dichiarato dalla CATL è di realizzare 1.000 stazioni nel corso del 2025 e di arrivare a 30.000 entro il 2030, in grado di servire fino a 20 milioni di veicoli.
Chiaramente, anche in questo caso, il tempo è una variabile determinante. La CATL ha dichiarato che le sue stazioni sono in grado di effettuare un cambio di batteria in appena 100 secondi. I clienti avranno la possibilità di scegliere dei piani di abbonamento in base al chilometraggio percorso, con la batteria che viene fornita a noleggio.

Pro e contro

La tecnologia di battery swap è molto promettente. Tuttavia, al momento ci sono due grossi ostacoli che rallentano la sua diffusione: i costi elevati e l’assenza di uno standard. Sul primo punto è ancora difficile arrivare a un’economia di scala. La Nio ha dichiarato che una singola stazione costa oltre 400mila euro. Sulla standardizzazione ci sta lavorando la CATL, ma anche in questo caso bisognerà attendere ancora un bel po’.

Per il momento in Europa si andrà avanti con le stazioni di ricarica rapida, che fortunatamente stanno aumentando anche sulle autostrade, dove sono fondamentali.

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