
Ogni giorno, in Europa, lavorare o andare al lavoro può trasformarsi in un rischio mortale. Gli incidenti stradali correlati all’attività lavorativa continuano a uccidere migliaia di persone, ma restano ai margini delle politiche pubbliche, soffocati da dati incompleti e responsabilità frammentate. A riportare il tema al centro del dibattito è l’European Transport Safety Council (ETSC), che chiede un cambio di passo deciso alle istituzioni europee e ai governi nazionali.
Nel nuovo rapporto PIN Flash 49, l’ETSC propone dieci interventi concreti per affrontare in modo sistemico le morti e gli infortuni stradali legati al lavoro. Sei raccomandazioni sono rivolte all’Unione Europea, quattro ai governi nazionali. Tra le priorità figurano l’adozione di una definizione comune di incidente stradale correlato al lavoro, l’estensione del sistema europeo di raccolta dati (CADaS) allo scopo del viaggio di tutti gli utenti della strada e il rafforzamento dei flussi informativi verso Eurostat e la banca dati CARE.
Accanto alla dimensione normativa e statistica, l’ETSC richiama anche il ruolo dei datori di lavoro e delle amministrazioni pubbliche: programmi strutturati di gestione del rischio stradale, flotte aziendali dotate di veicoli a cinque stelle EuroNCAP, divieto effettivo dell’uso del cellulare alla guida e valutazioni obbligatorie dei rischi stradali legati al lavoro, ispirate ai principi del Safe System. Un pacchetto di misure che mira a trasformare la sicurezza stradale sul lavoro da tema marginale a requisito centrale delle politiche di mobilità e degli appalti pubblici.
Secondo Eurostat, tra il 2020 e il 2022 gli incidenti stradali correlati al lavoro hanno causato nell’Unione Europea oltre 2.900 morti ogni anno. Ma, avverte l’ETSC, si tratta di una stima prudente. L’assenza di una definizione condivisa e la frammentazione delle fonti – polizia, enti per la salute e sicurezza sul lavoro, assicurazioni, medici legali – producono dati incompleti e spesso incoerenti, che finiscono per nascondere la reale dimensione del problema.
Le analisi condotte su 16 Paesi del gruppo PIN mostrano che queste vittime rappresentano una quota tutt’altro che marginale dei decessi stradali: dal 2% fino al 42%, a seconda del Paese. In Italia la percentuale è pari al 16%. Un dato che comprende non solo autisti professionisti, ma anche lavoratori su strada, pendolari, viaggiatori per lavoro e terze parti: in altre parole, chiunque può diventare vittima del proprio rischio lavorativo o di quello altrui.
«Le morti sulle strade correlate al lavoro sono un fallimento sistemico che l’Europa continua a ignorare», ha dichiarato Antonio Avenoso, direttore esecutivo dell’ETSC. «È il momento di una vera leadership politica». Senza un’integrazione efficace dei sistemi informativi e senza un’assunzione chiara di responsabilità da parte di istituzioni e datori di lavoro, conclude l’ETSC, la sicurezza stradale continuerà a essere una tragedia silenziosa che accompagna la vita lavorativa di milioni di cittadini europei.
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