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Volkswagen chiude una fabbrica anche in Cina

di Redazione - 15/07/2025

La resa dei conti dei lavoratori con Volkswagen

Testo di Fabio Madaro

Il gruppo Volkswagen, primo costruttore europeo per vendite in Cina, si prepara a una decisione storica che segnerà un prima e un dopo nella sua presenza nel principale mercato mondiale dell’auto. Entro la fine del 2025 chiuderà definitivamente lo stabilimento di Nanchino, aperto nel 2008 in joint venture con il partner cinese Saic.

Una struttura che ha prodotto negli anni Passat, Skoda Superb e altri modelli destinati al mercato locale, e che oggi impiega oltre 2500 persone. La notizia confermata da diverse autorevoli fonti internazionali come il Wall Street Journal e Reuters, segna la prima chiusura completa di un grande impianto Volkswagen in Cina. Una svolta che va ben oltre i numeri: è il segnale più chiaro che il gruppo tedesco, pur mantenendo salda la propria presenza, sta cambiando pelle per sopravvivere nella nuova era dell’auto elettrica e connessa.

Perché proprio Nanchino?

La fabbrica di Nanchino rappresentava una tappa importante nel percorso di Vw in Cina: situata in una zona urbana, aveva una capacità produttiva teorica di circa 360.000 veicoli all’anno. Ma nel tempo ha perso centralità. La produzione era dedicata a modelli con motore a combustione interna, proprio mentre il mercato cinese – oggi il più grande e competitivo per l’elettrico – sta correndo verso un futuro completamente diverso.

 

Convertire l’impianto alla produzione di veicoli elettrici non sarebbe stato semplice, né conveniente: la posizione nel cuore della città rende logisticamente complicata la gestione dei volumi e poco adatta all’installazione di nuove linee produttive dedicate alle batterie e ai componenti EV. Così, mentre altri stabilimenti di Vw in Cina stanno aggiornando le linee per produrre veicoli elettrici, Nanchino viene lasciata indietro.

Un nuovo modello industriale per Volkswagen

Dietro la scelta di chiudere Nanchino c’è un ripensamento globale del modello industriale di Volkswagen nel Paese asiatico. Wolfsburg ha annunciato già da tempo la strategia “In China, for China”, che punta a sviluppare e produrre veicoli elettrici direttamente sul territorio, per rispondere meglio alle esigenze dei consumatori locali e, soprattutto, per reggere l’urto dei concorrenti cinesi come Byd e Nio.

Volkswagen problemi Cariad

 

Il gruppo tedesco sta investendo in nuovi impianti e aggiornamenti tecnologici in altre zone, come Yizheng – sempre nella provincia di Jiangsu – dove verranno trasferite alcune produzioni attualmente a Nanchino. Contemporaneamente, Vw ha stretto partnership strategiche con aziende tecnologiche cinesi per accelerare sul software e sulla digitalizzazione dei veicoli.

Un mercato che cambia in fretta

Secondo gli analisti, la velocità del cambiamento in Cina ha sorpreso anche i grandi costruttori internazionali. In pochi anni, la quota di mercato delle auto elettriche è esplosa, trainata da marchi locali molto aggressivi sul prezzo e sempre più avanzati sul piano tecnologico. Marchi storici come Volkswagen – che negli anni Duemila dominavano le vendite con i modelli a benzina – oggi devono inseguire.
La chiusura dello stabilimento di Nanchino è quindi anche un’ammissione: le vecchie strutture pensate per il termico non bastano più, servono impianti più flessibili e moderni, progettati fin dall’inizio per l’elettrico.

Cosa succede ora ai lavoratori Volkswagen?

La decisione coinvolge circa 2500 dipendenti. Secondo le fonti, parte del personale potrà essere ricollocata negli altri stabilimenti del gruppo o accompagnata all’uscita tramite incentivi. Saic e Volkswagen hanno confermato che la joint venture proseguirà fino al 2040, segno che l’impegno industriale in Cina rimane forte, anche se in forme diverse.

Per Volkswagen, chiudere Nanchino non è solo una questione di numeri o di razionalizzazione: è un messaggio chiaro al mercato e agli investitori. Il colosso tedesco sa di dover cambiare passo per restare competitivo in Cina, oggi laboratorio mondiale della mobilità elettrica. Rinunciare a uno stabilimento storico significa investire altrove per cercare di essere protagonisti anche domani.

 

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