
La Commissione Europea ha avviato un’indagine preliminare sui sussidi ricevuti dall’impianto di auto elettriche della cinese Byd in Ungheria. La notizia, riportata questa mattina dal Financial Times, solleva interrogativi sul possibile vantaggio competitivo ottenuto dal colosso cinese attraverso aiuti di Stato ritenuti sleali.
L’Unione Europea ha varato l’anno scorso una serie di dazi mirati contro i costruttori cinesi che esportano veicoli elettrici nel Vecchio Continente, tra i quali Byd, con l’obiettivo di colpire chi beneficia di aiuti pubblici per mantenere i prezzi artificialmente bassi, danneggiando così la concorrenza locale.
Byd, per aggirare le tariffe imposte dall’UE, ha scelto di investire direttamente in Europa, con nuovi impianti in Turchia e Ungheria, e un terzo già previsto, anche se la sua localizzazione non è ancora stata definita. Tra le ipotesi, l’Italia potrebbe essere una candidata, secondo quanto dichiarato recentemente da Alfredo Altavilla, Senior Advisor Europa per Byd.
Se dall’indagine sull’impianto ungherese di Byd Bruxelles dovesse riscontrare violazioni, la società cinese potrebbe essere costretta a vendere alcuni asset, ridurre la capacità produttiva, restituire gli eventuali sussidi ricevuti e persino pagare sanzioni per non conformità.
La questione dei sussidi riguarda in particolare il modo in cui Pechino sostiene i suoi attori industriali, consentendo loro di espandersi rapidamente all’estero con costi inferiori rispetto ai concorrenti europei. Se confermata, questa pratica potrebbe compromettere il mercato europeo delle auto elettriche, alterando la competizione in favore dei produttori cinesi.
L’indagine ha sollevato la reazione del governo ungherese. Il Ministro per l’Europa, Janos Boka, ha dichiarato al Financial Times che Budapest non è stata informata ufficialmente dell’indagine, aggiungendo che “non è sorprendente che qualsiasi investimento in Ungheria venga monitorato con grande attenzione dalla Commissione”.
L’Ungheria, sotto la leadership del Primo Ministro Viktor Orbán, si è distinta per una posizione critica nei confronti dell’UE, in particolare dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022. Il governo ungherese ha promosso un’apertura verso la Cina e ha accolto favorevolmente gli investimenti asiatici, considerandoli un’opportunità economica per il Paese.
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