
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato dalla sua residenza di Mar-a-Lago la possibile introduzione di dazi del 25% sulle auto importate, con una decisione attesa entro il 2 aprile. La misura, che riprende una strategia già ventilata durante il suo primo mandato, potrebbe colpire duramente l’industria automobilistica europea.
La minaccia di dazi sulle automobili non è nuova. Durante il suo primo mandato, nel 2018 e 2019, Trump aveva ordinato al Dipartimento del Commercio di condurre un’indagine sulla sicurezza nazionale riguardante le importazioni di auto. All’epoca, l’analisi concluse che tali importazioni indebolivano la base industriale statunitense (anche il CEO di Ford ha già criticato questa misura protezionistica, giudicata un’arma a doppio taglio). Tuttavia, Trump non diede mai seguito alla minaccia di tariffe del 25% e lasciò scadere l’autorità derivante dall’indagine.
Ora, a distanza di anni, l’amministrazione potrebbe riesumare i risultati di quell’inchiesta, aggiornandoli per giustificare la nuova ondata di tariffe. Una strategia che si inserisce in una più ampia politica protezionistica volta a riportare la produzione industriale negli Stati Uniti e a ridurre il deficit commerciale.
Trump ha espresso soddisfazione per il fatto che l’Unione Europea abbia ridotto le proprie tariffe sulle auto importate: “L’Ue aveva il 10% di tasse sulle auto e ora sono al 2,5%, che è esattamente il nostro stesso livello. Se tutti fanno così, allora giocheremo secondo le stesse regole”, ha dichiarato. Ma al momento, Trump sembra tirare dritto per la sua strada. Nel suo discorso ha insistito che l’Europa è stata ingiusta nei confronti degli Stati Uniti: “Abbiamo un deficit commerciale di 350 miliardi di dollari, non comprano le nostre auto, non comprano i nostri prodotti agricoli, non comprano quasi nulla, dobbiamo rimediare”. Secondo i dati del Dipartimento del Commercio, il deficit commerciale degli Stati Uniti con l’UE sarà di 235 miliardi di dollari nel 2024.

Il commissario europeo per il Commercio, Maros Sefcovic, è atteso a Washington per negoziare e cercare di disinnescare una guerra commerciale. In ogni modo Bruxelles sta già pensando a contromisure. Se i dazi entreranno in vigore, l’UE potrebbe rispondere con tariffe su prodotti simbolo dell’export americano, come i beni agricoli o l’industria aerospaziale, riprendendo la logica della ritorsione già vista durante il precedente mandato di Trump.
Mentre la scadenza del 2 aprile si avvicina, resta da vedere se questa sia solo una strategia negoziale o l’inizio di una nuova escalation economica. Il destino delle relazioni commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea dipenderà dalla capacità dei due blocchi di trovare un compromesso prima che i dazi entrino in vigore.
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