
Mentre l’Europa — tra mille tentennamenti — cerca di confermare l’addio definitivo alle auto a combustione dal 2035, gli Stati Uniti sotto la guida di Donald Trump imboccano con decisione la direzione opposta. Una marcia all’indietro alimentata da un’agenda politica precisa: smantellare le politiche ambientali dell’era Biden, strizzare l’occhio ai giganti dell’automotive tradizionale e, nel frattempo, assestare un colpo non da poco all’ex “alleato” Elon Musk.
Con una serie di mosse legislative e regolatorie, l’amministrazione Trump ha di fatto smontato pezzo per pezzo l’impalcatura su cui si reggeva la spinta verso l’auto elettrica negli Stati Uniti. La più recente – e forse più clamorosa – è la cancellazione retroattiva delle multe per il mancato rispetto degli standard di efficienza del carburante.

Negli Stati Uniti le case automobilistiche devono rispettare degli standard medi di consumo (CAFE – Corporate Average Fuel Economy). Se la loro flotta consuma troppo carburante rispetto ai limiti previsti scattano sanzioni proporzionali al numero di veicoli venduti e al grado di sforamento. Un sistema che può generare multe da centinaia di milioni di dollari per i produttori meno efficienti.
Con la legge firmata da Trump a luglio, vengono cancellate tutte le multe previste dal 2022 in poi, ovvero da quando la NHTSA (National Highway Traffic Safety Administration) non aveva ancora finalizzato i nuovi standard. Un condono su scala industriale che salva in extremis gruppi come GM e Stellantis, che rischiavano sanzioni colossali.
Nel frattempo, in Europa, il 2035 rimane teoricamente l’anno spartiacque per la transizione. Ma il fronte dell’opposizione cresce. La Germania preme per mantenere una corsia preferenziale per i carburanti sintetici (e-fuel), l’Italia chiede deroghe per le supercar prodotte nella Motor Valley, e l’Est Europa alza il muro contro le norme “imposte da Bruxelles”. Eppure, nonostante i dubbi, il principio resta: l’auto del futuro, almeno sul Vecchio Continente, sarà elettrica.

Negli Stati Uniti, invece, la visione è diametralmente opposta. Il messaggio dell’amministrazione Trump è chiarissimo: il futuro non deve essere elettrico per forza. Anzi, deve essere termico, muscoloso, Made in Detroit e rigorosamente a benzina. E se questo comporta un aumento delle emissioni, pazienza. L’importante è “restituire libertà di scelta ai consumatori” – secondo la narrativa repubblicana – e ridurre i costi per i produttori statunitensi. Anche se quest’ultimo obiettivo è tutto da verificare con i dazi che rischiano di essere un boomerang per le stesse case auto americane.

Chi esce vincitore? Sicuramente le grandi case automobilistiche tradizionali, da GM a Toyota, che da tempo spingevano per un allentamento delle normative ambientali. Anche i produttori di combustibili fossili esultano: meno elettrico significa più benzina nelle strade.
Chi perde? Tesla, che ha basato il suo modello di business anche sulla vendita di crediti ambientali ad altri produttori. Secondo J.D. Power, la maggior parte dei consumatori statunitensi ha citato proprio i crediti d’imposta come motivazione principale per l’acquisto di un’auto elettrica. E ora che questi vengono meno, le vendite rischiano un forte rallentamento.

Secondo le stime del Salata Institute di Harvard, la quota di mercato delle auto elettriche negli Stati Uniti potrebbe fermarsi al 37% nel 2030, contro il 48% previsto con gli incentivi in vigore. Tuttavia, il settore non è destinato al collasso: sconti da parte dei concessionari, miglioramento tecnologico e riduzione dei costi di produzione faranno comunque avanzare il mercato EV, anche se più lentamente.
La politica energetica e industriale di Donald Trump segna una cesura netta rispetto al passato recente, e pone gli USA in controtempo rispetto a molte altre economie avanzate.
Ma attenzione: se è vero che oggi il vento soffia a favore del termico, la tecnologia – come spesso accade – potrebbe spostare di nuovo l’ago della bilancia. La vera sfida sarà capire se questa contro-rivoluzione americana sarà solo una parentesi politica o l’inizio di una nuova era… a benzina.
Fonte: Reuters
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