
Testo di Mattia Eccheli
Per Stefan Bratzel, direttore del Center of Automotive Management (CAM) di Bergisch Gladbach, il mondo dell’auto sta per affrontare un processo di consolidamento. Anzi: “Una selezione darwiniana”, che riguarda non solo i nuovi costruttori fioriti con la mobilità elettrica, ma anche produttori e fornitori consolidati e che potrebbe costare l’indipendenza ad alcuni e l’estinzione ad altri.

Lo studioso commenta così l’analisi relativa ai risultati ottenuti dai 14 maggiori gruppi automobilistici a livello globale dai quali emerge come la difficile congiuntura economica e geopolitica del 2024 abbia impattato meno su Toyota, che oltre a essersi confermata prima al mondo per volumi (10,7 milioni di veicoli commercializzati, seppur in calo), ha guadagnato anche il primato della redditività. Il margine Ebit è sceso dall’11,1% del 2023 al 10,3% del 2024, ma è rimasto il solo in doppia cifra fra i gruppi di volume, inclusi quelli premium analizzati dal CAM, il cui quartier generale è in Germania.

Il profitto ottenuto da Toyota prima di interessi passivi e imposte è stato di 29,3 miliardi, oltre 10 miliardi in più del gruppo Volkswagen (secondo come volumi 8,7 milioni di immatricolazioni) che si è fermato a 19,1. I coreani di Hyundai, inclusa la controllata Kia (7,2 milioni di registrazioni), hanno raggiunto quota 18,3. Proprio il gruppo asiatico è risultato il secondo sulla base dell’Ebit, pari al 9,5% (10,2% nel 2023). Con il suo margine del 9,3% Mercedes-Benz è riuscita a rimanere sul podio, terza, ma con una flessione significativa perché era prima nel 2023 con il 12,8%.
![]()
Le flessione globale contabilizzata dal CAM è stata di quasi il 21%, dall’8% del 2023 al 6,3% dell’esercizio scorso. Anche Bmw (8,1%, ma arrivava dall’11,9%), Renault (7,6% contro il 7,9%), Tesla, scavalcata dal gruppo generalista francese (7,2% rispetto al 9,2%), General Motors (con il 6,8% uno dei pochi gruppi in crescita: l’Ebit era del 5,4% nel 2023) e Honda (6,6%, meglio rispetto al 5,8% dell’esercizio precedente) sono rimaste sopra la media. Per le cinesi Geely (da 2,8 a 3,3 milioni di auto vendute) e Byd (che ha consegnato il 42% di auto in più, a 4,3), il CAM ha precisato che l’Ebit è solo una stima: per la prima passerebbe dal 4,2% al 5,5%, mentre per la seconda scenderebbe dal 6,3% al 5%. In entrambi i casi è sotto la media globale, ma per Geely significa l’ingresso nella Top 10.

I margini più bassi – 2,8%, 2,6% e 1,2% – sono quelli contabilizzati rispettivamente da Ford (che arrivava dal 3,1%), da Stellantis e da Nissan. Il colosso franco italiano che continua a cercare il o la manager cui affidare la guida del gruppo dopo il divorzio da Carlos Tavares si è dovuto accontentare di un 2024 deludente dopo aver chiuso il 2023 con il miglior Ebit fra i “generalisti”: 11,8% praticamente lo stesso di Bmw e un punto meno rispetto a Mercedes-Benz, entrambi costruttori premium.

Nel 2024 Byd ha sorpreso i mercati battendo Tesla in termini di ricavi. Il gruppo cinese con sede a Shenzhen ha dichiarato entrate per 777,1 miliardi di yuan, pari a 107,2 miliardi di dollari, superando i 97,7 miliardi di Tesla. Il risultato riflette non solo il crescente successo in patria, ma anche una strategia di espansione aggressiva nei mercati internazionali, che ha permesso a Byd di consolidare la sua posizione tra i big dell’automotive globale.
Noleggio a lungo termine: i 10 consigli per scegliere bene. Dall’anticipo al canone, dai servizi alla restituzione dell’auto
Comprare auto cinesi conviene davvero? Oltre 50 auto tra cui scegliere. Abbiamo analizzato l'offerta di MG, BYD, Omoda e tutti gli altri brand del Dragone. Attenzione però ai falsi risparmi....