
Con una popolazione superiore a 1,4 miliardi di abitanti, l’India è il nuovo orizzonte su cui Elon Musk ha deciso di puntare per il rilancio globale di Tesla. La domanda in Cina rallenta, l’Europa è affollata e in America c’è la “grana” Trump, che non ha mai amato le elettriche. Il Subcontinente potrebbe così rivelarsi la mossa giusta per riprendere slancio in un momento cruciale per la Casa di Palo Alto.
Tesla ha appena aperto il suo primo store a Mumbai. Una mossa che non rappresenta un semplice test commerciale, ma che va letta come il primo passo di una strategia più ambiziosa. Il governo guidato da Narendra Modi si è infatti detto disponibile a garantire importanti incentivi fiscali a tutte le aziende che decidano di investire nel Paese con impianti produttivi. Una prospettiva che Musk non intende lasciarsi sfuggire.
Se il pubblico locale reagirà positivamente, il progetto di una Gigafactory “Made in India” potrebbe concretizzarsi.
Secondo le stime della società di analisi Counterpoint, le vendite mensili di Tesla in India potrebbero collocarsi, almeno inizialmente, tra le 500 e le 700 unità. Numeri piccoli se paragonati ad altri mercati, ma il potenziale è enorme: l’India è già il terzo mercato automobilistico al mondo per volumi complessivi.
Attualmente, meno del 5% del parco auto venduto è elettrico. Ma il governo indiano ha fissato ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione, sostenuti da piani di incentivazione aggressivi.
Il vero ostacolo? I prezzi. Una Tesla Model Y, oggi, costa circa 7 milioni di rupie, ovvero 79.000 dollari. Una cifra fuori portata per la stragrande maggioranza della popolazione. Tuttavia, non bisogna dimenticare che l’India è un Paese in rapida espansione economica: ospita oltre 205 miliardari e si colloca al terzo posto a livello globale per numero di super-ricchi.
Il mercato del lusso, anche quello automobilistico, è in pieno fermento. E secondo le proiezioni di Goldman Sachs, entro il 2027 oltre 100 milioni di cittadini indiani avranno un reddito annuo superiore ai 10.000 dollari. Una fascia emergente che, tra qualche anno, potrebbe rappresentare un potenziale target per Tesla, soprattutto se affiancata da versioni più accessibili, prodotte localmente.
A rafforzare lo scenario favorevole c’è anche un accordo commerciale tra India e Stati Uniti, in fase di definizione, che potrebbe portare a un abbassamento dei dazi sull’importazione di veicoli elettrici.
In realtà, i segnali di interesse da parte di Musk per l’India non sono nuovi. Già nel 2023 si era parlato di investimenti diretti e di una possibile collaborazione con aziende locali per la fornitura di batterie e componenti.

Il percorso sarà tutt’altro che semplice. L’infrastruttura di ricarica indiana è ancora limitata, la rete stradale presenta notevoli criticità e i gusti dei consumatori sono molto diversi da quelli occidentali. Ma l’India ha un potenziale enorme e Musk lo sa.
Il parallelo tra le Tesla e Apple non è forzato. La Casa della Mela morsicata ha saputo costruire nel tempo un impero produttivo e commerciale in India. Questo suggerisce che anche Tesla potrebbe seguire la stessa strada: produzione locale e investimenti strategici.
Nel 2016, Apple era in una posizione molto simile a quella in cui si trova oggi Tesla: aveva un prodotto di fascia alta, l’iPhone, tariffe doganali elevate e nessuna produzione locale. In quel periodo, gli iPhone rappresentavano appena il 2% del mercato smartphone indiano, dominato da marchi come Samsung e i produttori cinesi. Per cambiare la situazione, Tim Cook fece una visita ufficiale in India, con il governo indiano che fece capire che Apple poteva ottenere agevolazioni solo se avesse investito in produzione locale, creato posti di lavoro e investito in formazione professionale.
Oggi Apple, grazie a investimenti locali, produce il 20% degli iPhone in India e detiene l’8% del mercato smartphone indiano.
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