
Stellantis sarebbe pronta a investire fino a 10 miliardi di dollari negli Stati Uniti. Secondo un rapporto di Bloomberg, i fondi sarebbero destinati agli stabilimenti dell’Illinois e del Michigan, e potrebbero coinvolgere anche marchi come Dodge e Chrysler.
L’obiettivo è chiaro: rifocalizzare gli investimenti su un mercato molto profittevole come quello americano. Una scelta che risente fortemente dell’influenza di Donald Trump, il quale ha introdotto dazi pesanti per chi produce auto fuori dagli Stati Uniti. Da qui la decisione di riportare parte della produzione nel Paese, dopo che Stellantis aveva preferito il Messico per ragioni di contenimento dei costi.

Secondo Bloomberg, il gruppo automobilistico potrebbe annunciare a breve ulteriori 5 miliardi di dollari di investimenti, da sommare a un importo analogo già stanziato a inizio anno. Parte dei fondi, come riportato in un nostro articolo di gennaio, sarà destinata alla produzione di un pick-up di medie dimensioni a Belvidere, in Illinois. L’iniziativa permetterà il reimpiego di circa 1.500 dipendenti rappresentati dall’UAW.
Altri capitali saranno destinati alla produzione della nuova generazione della Dodge Durango presso il Detroit Assembly Complex. Investimenti sono previsti anche nel Toledo Assembly Complex, in Ohio, dove vengono prodotte Jeep Gladiator e Wrangler, modelli che saranno aggiornati, e nello stabilimento di Kokomo, in Indiana, dove verrà prodotto il motore Hurricane 4: un sei cilindri in linea biturbo che ha sostituito il V8 Hemi, recentemente tornato in produzione.

Stellantis punta anche a rilanciare il marchio Dodge, con investimenti che potrebbero portare alla nascita di una nuova muscle car con motore V8. Si parla inoltre di un possibile rilancio del marchio Chrysler.
Sotto la guida dell’ex CEO Carlos Tavares, Stellantis aveva fortemente delocalizzato la produzione e le attività di ingegneria in Paesi a basso costo come il Messico, investendo al contempo in Europa, un mercato oggi poco redditizio e con domanda in calo.
Un portavoce del Gruppo ha dichiarato a Bloomberg: “Nell’ambito dei preparativi per l’aggiornamento della strategia aziendale e per il Capital Markets Day del prossimo anno, l’amministratore delegato sta conducendo una valutazione approfondita di tutti gli investimenti futuri. Questo processo è in corso”.
Le intenzioni di Stellantis non rappresentano una novità assoluta. Già all’inizio dell’anno, il presidente John Elkann aveva incontrato Donald Trump, promettendo nuovi e importanti investimenti negli Stati Uniti, dove il Gruppo può già contare su 12 stabilimenti: due per l’assemblaggio, sei per la produzione di motori, tre per la trasmissione e sette dedicati alla lavorazione meccanica.

Il nuovo CEO di Stellantis, Antonio Filosa, è impegnato nel tentativo di rilanciare un Gruppo che, sotto la precedente gestione, ha perso quote di mercato significative sia negli Stati Uniti sia in Europa, a causa di scelte strategiche poco lungimiranti.
La rinnovata attenzione verso il mercato americano comincia a dare i primi frutti: nel terzo trimestre, le consegne negli Stati Uniti sono in crescita. Di contro, questo spostamento di capitali ha portato alla cancellazione di alcuni investimenti previsti per l’Europa, come la joint venture con Michelin e Forvia SE per i veicoli a idrogeno, l’abbandono del programma di guida semiautonoma e la possibile vendita del servizio di car sharing Free2move.
Nel Vecchio Continente, la situazione è critica: il Gruppo soffre per l’eccesso di capacità produttiva e ha sospeso temporaneamente le attività in otto stabilimenti. Tra i modelli coinvolti, anche l’Alfa Romeo Tonale e la Fiat Panda. Un incontro tra Filosa e i sindacati italiani è in programma per il 20 ottobre.

Noleggio a lungo termine: i 10 consigli per scegliere bene. Dall’anticipo al canone, dai servizi alla restituzione dell’auto
Comprare auto cinesi conviene davvero? Oltre 50 auto tra cui scegliere. Abbiamo analizzato l'offerta di MG, BYD, Omoda e tutti gli altri brand del Dragone. Attenzione però ai falsi risparmi....