
Porsche, si cambia: via Oliver Blume
Articolo in sintesi
La Porsche ha avviato la ricerca del successore di Oliver Blume, attuale Ceo. Blume si prepara a lasciare la guida della Casa di Zuffenhausen per concentrarsi esclusivamente sul Gruppo Volkswagen, di cui è già amministratore delegato. A riportare la notizia, ripresa anche dalla Reuters, è la rivista economica tedesca WirtschaftsWoche.
Il doppio incarico di Blume è stato oggetto di critiche fin dalla quotazione in Borsa della Porsche, avvenuta nel settembre 2022. Le pressioni da parte degli investitori – preoccupati per la gestione condivisa e i suoi effetti sul valore azionario – hanno contribuito ad accelerare il processo di transizione.
Secondo quanto trapelato, sono in corso colloqui tra Blume, il consiglio di sorveglianza di Volkswagen, il comitato aziendale e i rappresentanti delle famiglie Porsche e Piech, che controllano la maggioranza dei diritti di voto di VW tramite la holding Porsche SE.
La nomina del nuovo Ceo dovrebbe arrivare in autunno, con l’entrata in carica prevista all’inizio del 2026. In lizza sia candidati interni sia profili esterni.
Il cambio al vertice arriva in un momento delicato per Porsche, impegnata in un difficile piano di ristrutturazione. La Casa di lusso tedesca è penalizzata dalla domanda debole in Cina, da una transizione elettrica più lenta del previsto e dall’aumento dei dazi USA sulle importazioni. Nel secondo trimestre, l’utile è crollato del 91% rispetto all’anno precedente.
Dal debutto in Borsa, le azioni Porsche hanno perso circa il 45% del loro valore, scendendo al di sotto di Volkswagen. Gli azionisti chiedono un cambio di passo.

La Porsche è costretta a ripensare il modello di business dopo aver scommesso con troppa leggerezza sull’elettrificazione, puntando troppe fiches sui motori a batteria. Ricordiamo che nel piano industriale del 2022 lo stesso Blume prometteva: “più dell’80% di vetture nuove interamente elettriche entro il 2030“.
La recente decisione dalla parte della compagnia teutonica di abbandonare il progetto di produrre batterie ad alte prestazioni nella sua unità Cellforce è un forte segnale del cambio di direzione. I motivi dietro alla decisione sono sempre i “soliti”: concorrenza in Cina e i dazi imposti dagli Stati Uniti di Trump. “Porsche non intende perseguire la produzione propria di celle per batterie per motivi di volume e mancanza di economie di scala”, ha affermato lo scorso lunedì Oliver Blume.
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