
Testo di Mattia Eccheli
“In vista del notevole allungamento della fase di transizione verso l’elettromobilità a livello globale, Porsche amplierà nei prossimi anni il proprio portafoglio con ulteriori modelli con motori a combustione e propulsioni ibride plug-in”, parola di Oliver Blume, il Ceo di Porsche che ieri aveva già presentato nella sua veste di numero uno del gruppo Volkswagen anche il bilancio dell’intera multinazionale tedesca.
Porsche, ha insistito il top manager, “ha adattato risolutamente la propria pianificazione dei prodotti e dell’azienda alle mutate condizioni”. Blume ha parlato di una “ricalibrazione” e promesso che i clienti potranno scegliere tra motori a combustione, ibridi e puramente elettrici in ogni segmento “ben oltre il 2030”.
La casa di Stoccarda ha già rinnovato Cayenne e Panamera (che contrariamente a quanto pianificato finora verranno aggiornate anche con una nuova generazioni di motori termici), ma anche Taycan e 911 e con l’arrivo della declinazione elettrica della Macan è sicura di aver ringiovanito la gamma. Solo quest’anno conta di investire 800 milioni di euro nel suo ulteriore ampliamento, inclusa l’offerta ad alimentazione convenzionale.
L’iconica 911 verrà proposta in una serie limitata ispirata a quella degli anni Settanta e avrà anche anche una nuova versione ai vertici dell’offerta che “alzerà ulteriormente l’asticella nel segmento delle sportive”, ha anticipato Blume. Che ha confermato la scelta della nuova Macan esclusivamente elettrica (in Europa è in vendita solo così), senza però sbilanciarsi quanto durerà la convivenza con l’analogo modello a combustione nei mercati dove è ancora possibile commercializzarla. L’attuale congiuntura ha spinto Porsche a valutare l’introduzione di una suv convenzionale nello stesso segmento della Macan, ma con un posizionamento più elevato, che beneficerebbe delle sinergie interne al gruppo (verosimilmente con Audi) e che potrebbe arrivare “verso la fine del decennio”.
L’ipotesi dell’80% di quota elettrica pronosticato inizialmente per il 2030 viene ritenuta “attualmente irrealistica”. E, infatti, l’operazione K1, il nome in codice della suv a zero emissioni a sette posti basata sull’architettura SSP prevista per il 2027, non è stata menzionata. Anche la nuova 718 elettrica arriverà più tardi del previsto e solo dopo l’esordio della Cayenne a batteria.
Circa i numeri, seppur con un calo del 3% di auto immatricolate (310.718 esemplari a livello globale: il calo è legato alla Cina, -28% con meno di 57.000 unità vendute), Porsche è riuscita limitare la flessione dei ricavi all’1%, poco sotto i 40,1 miliardi di euro (erano stati 40,53 nel 2023). L’utile operativo, invece, è crollato del 23% a 5,64 miliardi (comunque poco meno del 30% del totale del gruppo, pari a 19,1 miliardi) con una marginalità del 14,1%, quasi 4 punti sotto il 18% dell’esercizio precedente.
L’obiettivo a lungo termine resta sempre quello del 20%, anche perché, pur senza ricorrere a licenziamenti, Porsche intende riorganizzarsi sopprimendo 1.900 posti di lavoro tra Stoccarda e Weissach entro il 2029. Nel frattempo già non ha rinnovato 2.000 contratti a tempo determinato. Malgrado il risultato, agli azionisti è stato confermato il dividendo dello scorso anno: 2,31 euro per le privilegiate e 2,3 per le ordinarie.
Oltre a Blume, alla conferenza di bilancio è intervenuto anche il 47enne Jochen Breckner, che da fine febbraio è subentrato a Lutz Meschke (58) alla guida delle finanze e dell’IT. Matthias Becker ha invece rilevato l’altro navigato manager Detlev von Platen che Porsche aveva sorprendentemente “accompagnato alla porta” con un intervento dello stesso presidente del Consiglio di Sorveglianza Wolfgang Porsche.
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