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Pirelli: ecco come nasce un pneumatico ‘green’

di Fabio De Rossi - 14/04/2025

Lignina, lolla, serinolo, glicerolo, silice: sembrano definizioni per un gioco a quiz, ma in realtà sono solo alcuni dei materiali organici di un pneumatico. E cioè del Pirelli P Zero E, una copertura ricoperta di brevetti e di certificazioni, realizzata per oltre il 55% con componenti biologici o riciclati. 

A spiegare come si arriva a produrre una gomma ‘green’ è Thomas Hanel, responsabile globale di Innovazione e sviluppo materiali di Pirelli, in un incontro nello spazio Lotus durante la Milano Design Week.

Thomas Hanel, responsabile globale di Innovazione e sviluppo materiali del gruppo Pirelli,

Il Pirelli P Zero E è un pneumatico ultra high performance, che deve quindi garantire una bassa resistenza al rotolamento e un tasso di usura ridotto esaltando al tempo stesso le prestazioni.

Entro il 2040 il 100% di materiali non fossili

E qui entrano in gioco circa 50 materiali diversi per 13  classi di prodotto, ma soprattutto la filosofia della Bicocca: catena del valore bio con apposite certificazioni che devono riguardare anche i fornitori e innovazione open con le università (90) e gli stessi fornitori (40).

L’obiettivo di Pirelli è arrivare nel 2040 a costruire pneumatici con il 100% di materiali non fossili. Nel frattempo, già dall’anno prossimo tutti gli stabilimenti europei utilizzeranno solo gomma naturale certificata (anche dal punto di vista etico).

Tra i materiali del Pirelli P Zero E, ci sono le bio resine e gli olii vegetali, il rayon (fibra tessile che arriva dalla cellulosa), l’acciaio riciclato (già al 60%, ma Pirelli punta al 100%), la lolla di riso (uno scarto di coltura da cui è possibile ricavare la silice attraverso un ciclo energetico favorevole, anziché fondere la  sabbia a 1.300-400 gradi), la lignina (presente in tutte le piante, prodotto di scarto delle cartiere, usata per irrobustire la spalla del pneumatico) e il nerofumo riciclato (che permette di riutilizzare il pneumatico a fine vita attraverso il processo di pirolisi).

E non basta. “Tra poco riusciremo a utilizzare anche la cellulosa: abbiamo già finalizzato tutti i brevetti”, conclude Hanel

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