
Le reazioni non si sono fatte attendere dopo la presentazione del “Piano d’Azione per il Settore Automotive Europeo” da parte della Commissione Europea. Il documento, che delinea strategie per la transizione verso una mobilità a zero emissioni, ha suscitato opinioni contrastanti tra le principali associazioni del settore. Da una parte le case auto rappresentate dall’Acea, l’Associazione Europea dei Costruttori di Automobili, che hanno accolto con favore alcune misure. Dall’altro lato le concessionarie, in questo caso italiane, rappresentate da Federauto che hanno espresso un forte dissenso rispetto all’approccio adottato da Bruxelles.
L’ Acea ha riconosciuto nel Piano d’Azione un tentativo di maggiore pragmatismo nella decarbonizzazione, apprezzando in particolare la flessibilità introdotta per il raggiungimento dei target di CO₂ nei prossimi anni.
Sigrid de Vries, Direttore Generale di Acea ha affermato che tale flessibilità rappresenta “un primo passo positivo verso un approccio più pragmatico alla decarbonizzazione, dettato dalla realtà geopolitica e di mercato”. Tuttavia, ha anche evidenziato la necessità di azioni concrete per potenziare le infrastrutture di ricarica, fornire incentivi alla domanda e ridurre i costi di produzione, sia per i veicoli leggeri che per quelli pesanti.
De Vries ha inoltre espresso preoccupazione per l’assenza di un impegno esplicito a rivedere gli standard di CO₂ per i veicoli pesanti nel 2025, sottolineando l’urgenza di una valutazione delle condizioni abilitanti per questo segmento.
Le concessionarie, che si sono trovate a dover fare i conti con un mercato poco ricettivo verso il mondo elettrico, non hanno visto di buon occhio le decisioni emerse dal Piano di Bruxelles. Massimo Artusi, presidente di Federauto, ha definito il piano “un’ulteriore manifestazione di un approccio dirigistico da parte della Commissione Europea, focalizzato esclusivamente sulla tecnologia elettrica, che attualmente rappresenta solo il 15% del mercato europeo e mostra un trend in calo”.
“La Commissione europea continua ad essere prigioniera di un approccio dogmatico, compromettendo inesorabilmente la vitalità di un settore fondamentale dell’economia reale europea”, ha aggiunto Artusi, evidenziando come la concessione di più tempo alle case automobilistiche per raggiungere gli obiettivi sulle emissioni non affronti le problematiche strutturali del comparto e non contribuisca significativamente alla decarbonizzazione.
Federauto auspica un cambio di strategia, mettendo al centro i target di decarbonizzazione piuttosto che quelli di elettrificazione, e chiede una revisione del metodo di calcolo delle emissioni di CO₂, superando il focus esclusivo sulle emissioni allo scarico e rispettando il principio della neutralità tecnologica.
“I concessionari italiani insistono nel riconoscere il “Non Paper” del Governo italiano, appoggiato da 15 Paesi Membri e a sua volta ispirato dal Piano Draghi, come punto di riferimento strategico per dare un futuro al settore ed auspicano che questo Action Plan Automotive della Commissione sia implementato dall’Europarlamento e dal Consiglio Europeo con misure compatibili con le reali dinamiche di mercato (e dell’ambiente), a partire dalla profonda revisione in senso pragmatico e pluritecnologico, dei Regolamenti sui target CO2, sia per le auto che per i veicoli pesanti” conclude Artusi.
Noleggio a lungo termine: i 10 consigli per scegliere bene. Dall’anticipo al canone, dai servizi alla restituzione dell’auto
Comprare auto cinesi conviene davvero? Oltre 50 auto tra cui scegliere. Abbiamo analizzato l'offerta di MG, BYD, Omoda e tutti gli altri brand del Dragone. Attenzione però ai falsi risparmi....