
Elon Musk ha annunciato la sua uscita dall’amministrazione Trump, ponendo fine al suo incarico come consigliere speciale e guida del Dipartimento per l’Efficienza Governativa (DOGE). Lo ha comunicato con un post sulla suo social X dove ha scritto: “Con la fine del mio periodo da funzionario speciale del governo, vorrei ringraziare il Presidente Donald Trump per l’opportunità di ridurre gli sprechi. La missione DOGE si rafforzerà nel tempo, diventando uno stile di vita per tutto il governo.”
Il suo mandato, previsto per legge come incarico temporaneo, si avviava verso la conclusione entro la fine di maggio. Una fonte interna alla Casa Bianca ha riferito che la scelta è avvenuta in modo autonomo da parte di Musk, con il pieno sostegno del presidente.
Anche se il termine del mandato di Elon Musk alla Casa Bianca era previsto per legge, la sua uscita avviene in un momento segnato da crescenti frizioni con l’amministrazione Trump. Le divergenze si sono concentrate soprattutto su due fronti: la politica commerciale e il sostegno alla transizione energetica. La rottura si è resa evidente con le critiche di Musk alla “One Big Beautiful Bill”, la riforma fiscale simbolo del presidente, che secondo il patron di Tesla aggraverà il debito pubblico e finirà per penalizzare i settori strategici dell’energia rinnovabile e della mobilità elettrica.
Il disaccordo si è acuito con la decisione dell’amministrazione di eliminare diversi incentivi fiscali per i veicoli elettrici e con l’introduzione di dazi su componenti fondamentali, come batterie e semiconduttori. Musk ha definito queste misure controproducenti, sostenendo che aumenteranno i costi di produzione e indeboliranno la competitività dell’industria americana in un settore chiave per l’innovazione.
Libero dai suoi impegni governativi Musk dovrà porre tutte le sue energia su Tesla, segnata da un calo vertiginoso delle vendite nei principali mercati.
In Europa, nei primi quattro mesi del 2025, le immatricolazioni si sono ridotte del 46,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con la quota di mercato è calata dall’1,3% allo 0,6%. Mentre in numerose città europee si sono verificati atti vandalici ai danni di showroom, stazioni di ricarica e Tesla (vedi l’incendio alla concessionaria di Roma) condotti come forma di protesta contro Elon Musk.
Anche in Cina, secondo mercato per importanza, la domanda di veicoli Tesla continua a calare. Nei primi quattro mesi del 2025, le vendite hanno registrato una flessione continua, culminata in un calo del 6% ad aprile rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. La concorrenza interna, guidata da produttori come BYD, e la perdita di consenso nei confronti di Musk, sempre più criticato dai media locali, hanno contribuito a ridurre la penetrazione del marchio.
Negli Stati Uniti, nello stesso arco temporale, Tesla ha visto una contrazione dell’11,6% nelle consegne rispetto ai primi mesi del 2024, con circa 27.000 veicoli venduti in meno. A pesare sono stati la revoca dei crediti fiscali per i veicoli elettrici e l’aumento della concorrenza, in particolare da parte di marchi emergenti come Rivian e di produttori tradizionali come Ford, che stanno riconquistando quote nel segmento elettrico.
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