Tanto tuonò che alla fine piovve. Domani 16 dicembre l’Unione Europea potrebbe annunciare la revisione della normativa che vieta la vendita di nuove auto a motore termico dal 2035. Come abbiamo anticipato in QUESTO articolo, l’annuncio segnerebbe una svolta per l’industria automobilistica europea. Secondo fonti interne riportate dalla Reuters, la Commissione Europea vuole alleggerire o posticipare un provvedimento considerato da molti un errore strategico, soprattutto in un contesto di crescente pressione competitiva da parte di Cina e Stati Uniti.
Approvata nel 2023, la legge che impone il divieto a partire dal 2035 doveva rappresentare il pilastro della strategia europea per la neutralità climatica. Ma oggi, a distanza di poco più di un anno, lo scenario è cambiato. Il mercato dei veicoli elettrici (EV) cresce, ma non abbastanza. I costruttori lamentano costi elevati, domanda inferiore alle attese e infrastrutture di ricarica ancora carenti.
I dazi sui veicoli cinesi non bastano a frenare l’avanzata di marchi come Byd, MG e Geely, che sono sempre più radicati in Europa. È bene poi ricordare che i costruttori cinesi sono molto forti nel Vecchio Continente anche grazie a modelli che offrono un buon rapporto qualità/prezzo, come la MG ZS, che è tra le prime dieci auto più vendute in Italia.
A guidare la richiesta di revisione ci sono Germania e Italia, spalleggiate dai grandi costruttori europei come Volkswagen, Mercedes e Stellantis, preoccupati per il rischio di multe elevate (fino a un miliardo di euro) e di perdita di posti di lavoro. “Revocare il divieto sui motori a combustione è una scelta di buon senso industriale”, ha dichiarato Manfred Weber, capogruppo del Partito Popolare Europeo. E ancora: “Potremo davvero contribuire alla protezione del clima solo se avremo un’industria manifatturiera competitiva”.
Secondo documenti visionati da Bloomberg News, Bruxelles è intenzionata a ridurre gli oneri regolatori e a offrire incentivi per le piccole auto elettriche prodotte nell’UE.
Il settore spinge per un approccio “multitecnologico”, che includa anche ibridi, range extender e carburanti alternativi come e-fuel e biocarburanti avanzati.

Il fronte dell’elettrico, però, non ci sta. I produttori e i fornitori del settore temono che un passo indietro sugli obiettivi 2035 possa tradursi in un disimpegno industriale e in un ritardo strategico rispetto alla Cina. “Sarebbe un segnale devastante per gli investimenti”, ha dichiarato Rick Wilmer, Ceo di ChargePoint.
Anche i gruppi ambientalisti sono sul piede di guerra: “I biocarburanti non sono la soluzione”, ha commentato William Todts, direttore esecutivo di Transport & Environment. E ancora: “L’Europa deve mantenere la rotta sull’elettrico: è l’unico futuro possibile”.
Secondo le anticipazioni, la Commissione potrebbe proporre:
Le implicazioni per il mercato auto e per i consumatori sono significative: con la revisione, tecnologie come gli ibridi plug-in, i carburanti sintetici e altre soluzioni non elettriche potranno restare parte della transizione verso la decarbonizzazione, mentre il percorso verso l’elettrico puro non è più imposto come unico modello dal regolatore europeo.
Nel frattempo, l’Europa sembra giocare in difesa, mentre USA, nonostante le politiche retroattive di Trump, e Cina corrono. Tesla continua a dominare la fascia alta del mercato, mentre i produttori cinesi guadagnano terreno con modelli economici e ben equipaggiati.
Sebbene questa pausa possa rappresentare una boccata d’ossigeno per un’industria da circa 1.200 miliardi di euro di PIL, i rischi non mancano: troppa flessibilità potrebbe rallentare l’innovazione e ampliare il divario con concorrenti come Tesla e Byd.
“Quello che sta succedendo è un campanello d’allarme per l’industria,” ha detto Jos Delbeke, ex alto funzionario UE per il clima. “Un po’ di flessibilità è comprensibile, ma deve essere temporanea. Altrimenti, rischiamo di mancare gli obiettivi climatici e perdere la corsa tecnologica.”
Le ambizioni climatiche dell’UE richiedono risultati da ogni settore, ma il trasporto stradale è in ritardo,” ha detto Ingo Ramming (BBVA). Il successo della nuova carbon tax dipenderà dal contesto politico e sociale, oggi particolarmente instabile.
Le emissioni del trasporto nel 2024 sono cresciute dello 0,7%, un segnale d’allarme per gli obiettivi net-zero. Quindi, nonostante il rallentamento, gli impegni ambientali restano in vigore e i prossimi mesi saranno cruciali per trovare un equilibrio tra competitività industriale e obiettivi climatici.
Il rinvio del 2035 non risolverà i veri problemi dell’industria, causati da prezzi energetici alti, burocrazia e carenza di impianti locali per batterie e semiconduttori. Una maggiore flessibilità potrebbe alimentare l’inerzia, incentivando i costruttori a rimanere legati alle tecnologie termiche ancora redditizie, lasciando l’Europa indietro rispetto alla Cina. Di fatto Stellantis sotto la guida di Filosa lo sta già facendo, puntando tutto sul contesto attuale senza però una vision solida per il futuro.
Le norme più blande potrebbero dare impulso a soluzioni transitorie come gli ibridi o i range extender, ma i componenti principali delle batterie EV restano di produzione cinese. I benefici locali sarebbero limitati.
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