
Testo di Maurizio Bertera
È sempre interessante analizzare il The Urban Mobility Council, il Think Tank della mobilità promosso dal Gruppo Unipol, all’insegna della sicurezza. E, come di consueto, è l’occasione per presentare diversi studi sulla mobilità, realizzati grazie anche ai tantissimi dati raccolti dagli oltre 4 milioni di black box montate su altrettante auto. «Ambiente, sicurezza e diritto alla mobilità, assicurata dalla Costituzione, sono i tre pilastri di cui trattiamo in questo incontro. Con l’auto sempre al centro. Anche in città, dove si svolgono il 70% degli spostamenti in Italia, di cui il 52% appunto su quattro ruote – spiega Stefano Genovese, Head of Institutional and Public Affairs, Unipol Assicurazioni e Coordinatore The Urban Mobility Council sottolineando come «tre pilastri che la Politica deve bilanciare. Ma con l’aiuto dei privati».
Novità dell’edizione 2025 la presentazione del primo Rapporto The Urban Mobility Council (QUI il testo del rapporto), realizzato con Isfort – Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti, e illustrato da Carlo Carminucci, Direttore della Ricerca. L’obiettivo è quello di offrire al dibattito pubblico uno strumento conoscitivo che descriva in modo esauriente le dinamiche e le innovazioni della mobilità dei cittadini, in particolare negli ambiti urbani. Una domanda che continua a calare rispetto ai livelli pre-pandemici (-3% rispetto al 2023, -8,5% rispetto al 2019), complice l’invecchiamento della popolazione e il mantenimento dello smart working, con ancora 3,54 milioni di lavoratori che non si spostano.
«Abbiamo diviso il rapporto in tre grandi sezioni, che abbiamo intitolato: ‘La forza gravitazionale dell’auto’, dove abbiamo monitorato i modelli di mobilità, ‘Nodi irrisolti e nuove emergenze’, con il monitoraggio delle politiche per la transizione e ‘Non solo tecnologie’, un approfondimento verticale sulla sicurezza. Che, malgrado l’adozione di tante nuove tecnologie, ha visto una riduzione della curva di diminuzione degli incidenti» il racconto di Carminucci. Infatti i dati sulla sicurezza stradale restano preoccupanti: più di 3mila vittime e oltre 224.000 feriti nel 2023, con il maggior numero di incidenti concentrati in ambito urbano (73,3%).
Fondamentale anche il lavoro del Senseable City Lab del MIT guidato da Carlo Ratti, anche membro del Comitato di Indirizzo di The Urban Mobility Council, che ha utilizzato l’Intelligenza Artificiale per analizzare milioni di immagini e dati di mobilità veicolare raccolti a Milano da dispositivi Unipol Tech in modo da analizzare la relazione, a parità di limite di velocità, fra il disegno della sede stradale e la velocità media osservata nella strada stessa. “Il design delle strade determina in modo decisivo la velocità con cui si guida”.
Più dei cartelli. Ricordiamo che nelle città a 30 km/h vedono incrementi tempi di percorrenza risibili. Questo studio conferma che cambiare il numero su un cartello non basta. Se vogliamo strade più sicure, dobbiamo progettarle in modo che inducano intuitivamente i conducenti a rallentare. Questo concetto è noto da tempo, ma solo oggi, grazie all’intelligenza artificiale, possiamo affrontarlo con strumenti quantitativi, fin dalla fase di progettazione» è stato il commento del direttore del Lab.
Sullo stesso tema, il Politecnico di Milano, in collaborazione con UnipolTech1, ha sviluppato un innovativo modello di Intelligenza Artificiale, RoadSafeAI, un modello di rete neurale convoluzionale in grado di stimare il rischio stradale in ambito urbano, analizzando direttamente le immagini della rete , integrate da dati telematici sulle frenate brusche registrate a bordo veicolo attraverso i dispositivi telematici. L’obiettivo è chiaro, ovvero fornire alle amministrazioni strumenti predittivi affidabili per individuare le aree urbane più critiche e pianificare interventi mirati sulla sicurezza. La ricerca si è focalizzata su un’area centrale di 25 km quadrati a Milano dove, tra il 2023 e il 2024, sono stati rilevati oltre 80.000 eventi di decelerazione improvvisa, potenziali indicatori di rischio incidenti.
Il territorio urbano è stato scomposto in migliaia di porzioni da 200×200 metri e analizzato in dettaglio. A ciascuna area è stato attribuito un punteggio di rischio (da 0 a 10) in base alla frequenza e distribuzione degli eventi critici. L’algoritmo ha mostrato un’accuratezza superiore al 95% nel prevedere il rischio su zone escluse dalla fase di addestramento, grazie a un approccio di validazione spaziale. Questo rende la tecnologia utilizzabile anche in città prive di dati telematici, basandosi unicamente su immagini stradali. «Oggi serve accompagnare la collettività con soluzioni, come quelle oggi offerte dall’IA e dai dati, che permettano di conciliare la necessità di muoversi liberamente con gli obiettivi di decarbonizzazione e aumento della sicurezza sulle strade» è stata la chiusura di Stefano Genovese all’incontro nella Terrazza Triennale.
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