
Testo di Fabio Madaro
Il mondo dell’auto piange la scomparsa di Tsutomo “Tom” Matano spentosi il 20 settembre all’età di 78 anni. Designer giapponese di lungo corso, Matano è stato l’autore di alcune delle vetture più iconiche della storia Mazda, a partire dalla Mx-5 (serie NA e NB), la roadster più venduta di sempre. Un’auto semplice e leggera, diventata un simbolo planetario di libertà e piacere di guida.
La storia dell’intramontabile Miata inizia quasi per caso. Alla fine degli anni Settanta, Bob Hall, giornalista americano di MotorTrend, suggerì a Mazda di costruire una piccola sportiva scoperta. Quel consiglio, raccolto qualche anno più tardi dal presidente Kenichi Yamamoto, aprì la strada a un progetto che sembrava anacronistico in piena epoca di razionalizzazione industriale.
La scelta tecnica cadde sullo schema più affascinante: motore anteriore longitudinale e trazione posteriore. Un’architettura assolutamente classica che, insieme a uno stile intramontabile, ha reso la Mx-5 un vero e proprio simbolo nel mondo delle quattro ruote. Non un’auto nata per stupire con cavalli eccessivi o soluzioni esotiche, ma per riportare in vita il piacere puro di viaggiare a cielo aperto.

È qui che entra in scena Tom Matano. Nato a Nagasaki nel 1946, dopo un percorso formativo negli Stati Uniti e alcune esperienze in General Motors e Bmw, approdò in Mazda alla metà degli anni Ottanta. Il suo segno distintivo era la capacità di unire la purezza delle forme a una leggerezza visiva che trasformava le auto in oggetti senza tempo.
La prima Mx-5, con i suoi fari a scomparsa e le superfici tondeggianti, incarnava perfettamente il concetto giapponese di Jinba Ittai, l’armonia tra cavallo e cavaliere. Non una sportiva estrema, ma un’estensione naturale del corpo del guidatore. E come ha ricordato lo stesso Matano: “Volevamo che la macchina sparisse tra le mani del pilota, che fosse solo lui e la strada: questo è il vero significato di Jinba Ittai”.
Se la Mx-5 resta la sua creazione più celebre, il designer giapponese ha lasciato un’impronta forte anche su un’altra Mazda, la Rx-7 FD, la terza generazione (la più bella) della coupé con motore rotativo.
Linee sensuali, proporzioni equilibrate, un richiamo esplicito alla Ferrari 275 GTB: così la descriveva lo stesso designer, convinto che un’auto dovesse resistere alla prova del tempo non con dettagli effimeri, ma con un equilibrio formale capace di attraversare le epoche. “La mia idea era che, poiché si trattava di un modello senza tempo, avrebbe dovuto avere l’essenza della resistenza o la presenza della 275 GTB, un’auto che ha dimostrato di aver superato la prova del tempo”, ha raccontato in un paio di occasioni.

Negli anni successivi Matano ha assunto incarichi di responsabilità in Mazda North America e poi in Mazda Design, per concludere la carriera accademica come direttore della School of Industrial Design presso l’Academy of Art University di San Francisco. Una vita spesa a formare nuove generazioni di designer, tramandando quella sensibilità fatta di sobrietà, proporzione senza mai dimenticare che la guida deve essere innanzitutto fonte di divertimento e piacere.
La sua scomparsa non è solo la perdita di un protagonista del design, ma anche il simbolo di un’epoca che si allontana. Un’epoca in cui le auto nascevano da intuizioni semplici e da un amore viscerale per ciò che in fondo le auto rappresentavano: la libertà. Senza algoritmi o calcoli di mercato. Non è nostalgia sterile, ma la consapevolezza che il futuro dell’auto dovrebbe tenere vivo quel patrimonio di emozioni e di autenticità.
Guardare avanti, senza dimenticare quanto di bello è stato fatto in passato: con grande probabilità è questo è l’insegnamento più autentico che Tom Matano lascia in eredità.

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