
Testo di Tommaso Marcoli
L’invasione cinese dell’auto europea assume una forma nuova e intrigante. Non solo elettriche pure, ma soluzioni ibride pensate per abbattere le ultime resistenze. Ecco la Leapmotor C10, una suv di taglia medio-grande (segmento D, per intenderci) che sbarca nel Vecchio Continente forte della joint venture strategica con il colosso Stellantis. La vera novità? La versione Reev (Range-Extended Electric Vehicle), un’elettrica che non teme le lunghe distanze grazie a un piccolo motore a benzina che funziona esclusivamente da generatore. Una mossa astuta per conquistare chi guarda all’elettrico con sospetto, offrendo il meglio dei due mondi, almeno sulla carta.
Scordatevi i complessi sistemi ibridi plug-in. La filosofia Reev della C10 è lineare: si viaggia sempre e solo spinti dal motore elettrico da 231 cavalli e 320 Nm di coppia. A dargli energia pensa una batteria al litio-ferro-fosfato (LFP) da 28,4 kWh, sufficiente, secondo i dati omologativi WLTP, per percorrere fino a 210 chilometri a zero emissioni. Quando la batteria si avvicina all’esaurimento, o quando si richiede massima potenza, entra in gioco lui: un compatto motore 1.5 aspirato a benzina da 95 cavalli. Il suo unico compito è produrre elettricità per alimentare il motore elettrico o ricaricare la batteria, senza mai trasmettere coppia motrice alle ruote. Il risultato dichiarato nel ciclo cinese CLTC? Un’autonomia totale che supera i 970 chilometri.

La prima impressione alla guida della C10 Reev è quella di un’autentica elettrica. L’accelerazione è fluida, la marcia silenziosa e il comfort acustico notevole, complici sospensioni ben tarate (MacPherson all’anteriore, multilink al posteriore) che assorbono le asperità senza essere eccessivamente cedevoli. Finché la batteria ha carica, l’esperienza è pura EV. L’intervento del generatore termico è progettato per essere discreto: a velocità costante o in città, si avverte appena un leggero ronzio. Tuttavia, quando si preme a fondo sull’acceleratore o si affrontano salite impegnative, il 1.5 a benzina si fa sentire con una sonorità più marcata, ricordando la sua presenza. Una presenza che, però, cancella l’ansia da autonomia.
Lunga 4 metri e 74, la Leapmotor C10 offre un’abitabilità generosa, sia davanti che dietro, con ampio spazio per le gambe e la testa. L’ambiente interno punta sulla modernità, dominato da un grande schermo centrale da 14,6 pollici gestito dal potente processore Qualcomm Snapdragon 8295, garanzia di fluidità e reattività. Il quadro strumenti digitale da 10,25 pollici completa la dotazione hi-tech. La qualità percepita è buona nelle parti alte dell’abitacolo, con materiali gradevoli al tatto, ma scendendo verso il basso affiorano plastiche più rigide ed economiche, un compromesso tipico per mantenere competitivo il prezzo finale. Non mancano sistemi avanzati di assistenza alla guida (ADAS) di Livello 2+, ormai uno standard irrinunciabile.
La vera partita della Leapmotor C10 si giocherà sul prezzo e sulla strategia distributiva orchestrata da Stellantis attraverso la joint venture Leapmotor International. L’obiettivo è posizionare questa suv Reev in una fascia di mercato aggressiva: al momento del debutto l’offerta commerciale prevede un prezzo di listino di 33.900 euro in promozione rendendolo un concorrente temibile non solo per le elettriche pure, ma anche per le ibride tradizionali e plug-in di pari segmento.
La Leapmotor C10 Reev si presenta come una proposta intelligente e ben calibrata. Non è un’elettrica pura nel senso stretto, ma ne offre la piacevolezza di guida nella maggior parte delle situazioni, eliminando al contempo la principale barriera psicologica: la paura di rimanere a piedi. È un ponte, un traghetto tecnologico pensato per accompagnare gli automobilisti europei verso un futuro a zero emissioni senza traumi. Il suo successo dipenderà dalla conferma di un prezzo realmente competitivo, dall’affidabilità nel tempo e dalla capacità della rete Stellantis di valorizzare questa interessante alternativa cinese.
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