La Strategia Nazionale per l’idrogeno presentata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), traccia una roadmap completa per l’adozione dell’idrogeno come vettore energetico chiave nella decarbonizzazione dell’Italia, analizzando la domanda potenziale, l’offerta, le infrastrutture necessarie e le misure di supporto.
La strategia si inserisce nel contesto europeo e internazionale, riconoscendo l’idrogeno come strumento fondamentale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, in linea con il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) al 2030 e l’obiettivo di neutralità climatica al 2050. L’Italia punta a sviluppare una filiera tecnologica sostenibile, sfruttando l’idrogeno rinnovabile e a basse emissioni di carbonio per decarbonizzare i consumi energetici.
La strategia esplora tre scenari di penetrazione dell’idrogeno: “base”, “intermedio” e “alta diffusione”. Nello scenario “alta diffusione”, i consumi lordi di idrogeno potrebbero raggiungere 11,93 Mtep entro il 2050, con una produzione nazionale di 8,35 Mtep (megatep, un milione di tep, tonnellata equivalente di petrolio) e un’importazione di 3,58 Mtep.
L’idrogeno si prospetta come soluzione per decarbonizzare i settori hard-to-abate, come acciaio, ceramica, cemento e vetro. La siderurgia, ad esempio, potrebbe raggiungere una penetrazione dell’86%. Nel breve termine, il blending dell’idrogeno con il gas naturale, fino al 20%, potrebbe avviare la transizione, con la possibilità di arrivare al 100% nel lungo termine.
L’idrogeno alimenterà camion, autobus, treni e navi, con l’utilizzo di e-fuel nel settore aereo. Si stima che i consumi finali di idrogeno nei trasporti possano arrivare a 6,71 Mtep nel 2050. Il trasporto su gomma pesante e il settore aereo saranno i principali utilizzatori, con quote rispettivamente del 32% e del 70%.
L’idrogeno potrebbe contribuire alla decarbonizzazione degli edifici, ma il suo ruolo sarà limitato dalla crescente elettrificazione del settore.
La strategia privilegia l’idrogeno rinnovabile, prodotto da elettrolisi alimentata da fonti rinnovabili. Tuttavia, riconosce il contributo potenziale dell’idrogeno blu, prodotto da gas naturale con CCS, e dell’idrogeno rosa, da fonte nucleare.
La riduzione dei costi degli elettrolizzatori e dell’energia rinnovabile renderà l’idrogeno verde sempre più competitivo. La localizzazione degli impianti in aree con elevata producibilità da fonti rinnovabili, come il Sud Italia, e lo sviluppo di PPA (Power Purchase Agreement) a lungo termine contribuiranno a ridurre i costi di produzione.
La filiera CCS è ancora da sviluppare in Italia, ma l’idrogeno blu potrebbe giocare un ruolo nel breve termine, soprattutto nei siti di produzione di idrogeno grigio.
L’Italia punta a diventare un hub per l’idrogeno nel Mediterraneo, importando idrogeno verde da paesi con elevato potenziale di fonti rinnovabili, come il Nord Africa. Il Southern Hydrogen Corridor, di cui l’Italian Hydrogen Backbone è parte integrante, faciliterà l’importazione di idrogeno verde a basso costo.
Lo sviluppo di infrastrutture adeguate è fondamentale per la crescita del settore. La strategia prevede:
La Strategia Nazionale per l’Idrogeno analizza, come asserito poc’anzi, diversi scenari di penetrazione dell’idrogeno nell’economia italiana. Questi scenari, denominati “base”, “intermedio” e “alta diffusione”, offrono una panoramica delle possibili traiettorie di sviluppo del settore, considerando diversi fattori come la maturità tecnologica, i costi di produzione e l’evoluzione della domanda.
Il MASE stima una domanda attuale di idrogeno nel settore automotive tra gli 80 e 100 tep, principalmente per autobus e autovetture. Nel lungo termine, la domanda potrebbe crescere fino a 3,5 Mtep, guidata principalmente dallo sviluppo del settore autobus (0,53 Mtep) e camion (2,6 Mtep). Mentre le autovetture a idrogeno affrontano la forte concorrenza dei BEV, l’idrogeno sembra avere un futuro promettente nel settore dei veicoli pesanti, in particolare per i camion a lungo raggio
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