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Ecco perché il Clean Industrial Deal avrà un impatto sul mondo dell’auto

di Redazione - 27/02/2025

European EU flags in front of the Berlaymont building, headquarters of the European commission in Brussels

Testo di Mattia Eccheli

La Commissione UE si muove: prima il Clean Industrial Deal, poi il piano d’azione per il comparto dell’automotive.

Con il Clean Industrial Deal, la Commissione Europea apre la strada al piano d’azione a sostegno del comparto automotive, che secondo i dati dell’ACEA, l’associazione che rappresenta i costruttori impegnati nel Vecchio Continente, vale quasi 107 miliardi di attivo della bilancia commerciale comunitaria e oltre il 7,5% del Pil continentale. Per la presentazione, il conto alla rovescia è ormai agli sgoccioli: il “D-Day” è il 5 marzo.

Bruxelles punta a raddoppiare l’impiego di materiali di riciclo

La Commissione è intervenuta nella consapevolezza che “la domanda di prodotti puliti è rallentata e alcuni investimenti si sono spostati in altre regioni”, ha concesso la presidente Ursula von der Leyen. “Sappiamo – ha aggiunto – che ci sono ancora troppi ostacoli sulla strada delle nostre aziende, dagli alti prezzi dell’energia agli eccessivi oneri normativi. Il Clean Industrial Deal consiste nel tagliare i lacci che ancora frenano le nostre aziende” e nel creare un ambiente nel quale valga la pena di investire.

Con l’impegno “green” anticipato ieri, l’esecutivo europeo ha mandato segnali chiari al settore produttivo puntando sull’accessibilità del prezzi dell’energia (Action Plan Affordable Energy), sugli investimenti in tecnologie e prodotti che hanno un basso impatto ambientale (Clean Industry State Aid Framework, almeno il 40% dei componenti strategici devono venire prodotti in Europa), sulla circolarità (l’impiego di materiale riciclati dovrà praticamente raddoppiare a raggiungere il 24%), sull’accesso alle materie prime e, tra le altre cose, anche sulla garanzia di disporre di personale qualificato e sulla semplificazione burocratica.

Cento miliardi per l’industria “pulita” e una banca per la decarbonizzazione

Un impegno titanico che oltre all’enunciazione di principi necessita di politiche mirate (rispetto alle rinnovabili regna ancora molto scetticismo: in Germania la candidata alla cancelleria della AfD Alice Weidel ha addirittura chiesto l’abbattimento delle pale eoliche), di una congiuntura internazionale sicuramente migliore di quella attuale (la Commissione conta di lanciare un Clean Trade and Investment Partnerships) e di ingenti risorse. Circa i fondi, la Commissione mobiliterà 100 miliardi a supporto di un’industria pulita. Tra i progetti comunitari ci sono il rafforzamento del Fondo per l’innovazione e la creazione di una “banca per la decarbonizzazione industriale”, la cui ambizione è quella di raccogliere finanziamenti per 100 miliardi legati anche alle “entrate aggiuntive” del sistema ETS, il mercato di scambio di quote di emissioni dei gas serra.

C’è poi la modifica del regolamento dell’InvestEU, il programma destinato anche a sostenere le riforme strutturali, per “aumentare la capacità di assunzione del rischio” e quindi liberare fino a 50 miliardi di euro in più per investimenti privati e pubblici, nelle tecnologie e nella mobilità pulite, oltre che nella riduzione dei rifiuti.

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