
Il governo cinese ha presentato un reclamo ufficiale all’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), l’ente incaricato di gestire le regole del commercio internazionale, contro i dazi UE sull’importazione di veicoli elettrici nel Vecchio Continente.
Le tariffe UE, che possono arrivare fino al 45%, sono state introdotte per contrastare quella che Bruxelles ritiene una concorrenza sleale. Le case automobilistiche cinesi, infatti, ricevono generosi sussidi statali, il che permette loro di offrire veicoli a prezzi molto competitivi. Pechino, tuttavia, interpreta queste misure come una forma di “protezionismo commerciale” e accusa l’UE di ostacolare l’accesso delle auto elettriche cinesi al mercato europeo per proteggere le industrie locali.
Per la Cina, il ricorso al WTO è un passo necessario per difendere il diritto alla libera concorrenza e per assicurare che le sue imprese possano operare nel rispetto delle regole internazionali.
Nella sua dichiarazione ufficiale, il Ministero del Commercio cinese ha ribadito che le misure anti-sussidio imposte dall’UE sono carenti di basi legali e violano le norme stabilite dal WTO. Pechino ritiene che l’UE abbia utilizzato queste misure di difesa commerciale in modo arbitrario, con il solo intento di ridurre la competitività delle auto elettriche cinesi e avvantaggiare i produttori europei, che stanno affrontando difficoltà nella transizione verso l’elettrico.
Considerando che l’interscambio commerciale bilaterale di merci ha raggiunto i 739 miliardi di euro nel 2023, la Cina ha sottolineato quanto sia fondamentale mantenere una relazione stabile con l’Unione Europea. “Esortiamo l’UE a correggere immediatamente le sue pratiche illegali” ha dichiarato il portavoce del Ministero del Commercio, richiamando l’importanza di preservare la stabilità della catena di approvvigionamento globale dei veicoli elettrici e di mantenere rapporti economici equilibrati tra le due economie.
Il rischio percepito da Pechino è che il ricorso a dazi protezionistici da parte dell’UE possa innescare una serie di ritorsioni, con conseguenze potenzialmente negative per la collaborazione economica tra le due potenze.
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